Importanza del controllo glicemico nel prevenire le complicanze: i dati della letteratura
23.01.2023 | C.Factory by H4B
Il diabete di tipo 2 è una malattia cronica complessa, la cui gestione richiede una terapia multifattoriale: dall’approccio comportamentale basato sull’educazione del paziente al trattamento farmacologico per prevenire o ritardare le complicanze mantenendo una qualità di vita ottimale. Tutto questo richiede la gestione dei livelli di glicemia, del peso corporeo, dei fattori di rischio cardiovascolare, delle comorbilità e delle complicanze, e richiede un modello di assistenza sanitaria organizzata e strutturata con un approccio centrato sulla persona.1
Secondo il rapporto di consenso 2022, stilato dall’American Diabetes Association (ADA) e dall’Associazione europea per lo studio del diabete (EASD), i benefici per gli individui ad alto rischio con malattia cardiovascolare (CVD) aterosclerotica, insufficienza cardiaca (HF) o malattia renale cronica (CKD) offerti dagli inibitori del cotrasportatore sodio-glucosio-2 (SGLT2i) e dagli agonisti recettoriali del GLP-1 e sono riconducibili non solo alla loro azione ipoglicemizzante, ma anche e soprattutto alla protezione degli organi.1
Ricadute dell’intervento terapeutico precoce
Quanto più precoce è l’intervento sulla malattia, tanto più il raggiungimento dei target glicemici raccomandati allontana l’insorgenza delle complicanze e rallenta la progressione del diabete mellito riducendo l’impatto delle complicanze microvascolari.1 Poiché i benefici del controllo intensivo del glucosio emergono lentamente, mentre i danni possono manifestarsi subito, le persone con un’aspettativa di vita maggiore hanno molto da guadagnare da una gestione glicemica intensiva precoce.1
Per la maggior parte degli adulti di entrambi i sessi (donne non in gravidanza) con un’aspettativa di vita sufficiente a osservare i benefici sul microcircolo (circa 10 anni), il target di HbA1c da raggiungere è ≤53 mmol/mol (7%). Un target più basso si può accettare quando si utilizzano agenti farmacologici non a rischio di ipoglicemia. In caso di aspettativa di vita limitata, complicanze avanzate, scarsa tollerabilità o altri fattori come la fragilità, il target di HbA1c può essere maggiore.Pertanto, gli obiettivi del trattamento glicemico vanno personalizzati in base alle preferenze e alle caratteristiche di un individuo, come l’età più giovane (<40 anni), il rischio di complicanze, la fragilità, le comorbidità e il loro impatto sul rischio di effetti avversi della terapia come l’ipoglicemia e l’aumento del peso corporeo.1
Complicanze del diabete a breve e a lungo termine
Le numerose complicanze, associate al diabete mellito di tipo 2, possono manifestarsi in modo acuto sin dagli esordi della malattia e comunque per tutto il suo decorso, con gravi conseguenze se non adeguatamente trattate. Tra quelle a breve termine rientrano:
Iperglicemia: contrassegnata da poliuria, sete intensa, secchezza delle fauci, stanchezza, vista annebbiata, difficoltà a concentrarsi e chetoacidosi (valori >250 mg/dL) nel diabete di lunga data.
Ipoglicemia: (valori ≤70mg/dL) contrassegnata da sudorazione, tremore, irritabilità, senso di fame, palpitazioni, stato confusionale e debolezza.2
Nel corso degli anni il diabete si associa a complicanze gravemente invalidanti o addirittura mortali a livello di diversi organi:
COMPLICANZE Cardiovascolari: il rischio di angina, infarto, ictus, vasculopatia periferica è da 2 a 4 volte più elevato rispetto al resto della popolazione e causa oltre metà dei decessi per diabete.2
Neuropatia periferica: colpisce gli arti inferiori con formicolii, dolori, riduzione della sensibilità, fino alla comparsa di ulcere cutanee.
Neuropatia autonomica: può colpire apparato digerente (diarrea o stipsi, nausea e vomito), organi genitali (disfunzione erettile negli uomini), cuore (fibrillazione atriale).
Piede diabetico: neuropatia e/o vasculopatia periferiche, aggravate da scompenso glicemico di lunga durata, possono causare ulcere ai piedi, che possono infettarsi fino ad esitare in cancrena e richiedere l’amputazione di dita /piede/gamba.
Nefropatia: perdita progressiva della funzione renale, insufficienza renale fino alla dialisi o al trapianto renale.
Retinopatia: insorge dopo almeno 10 anni di malattia diabetica, soprattutto se le glicemie non sono tenute sotto controllo per lungo tempo, fino alla perdita progressiva della vista e alla cecità. Rischio, inoltre, di sviluppare cataratta e glaucoma.
Gravidiche: nelle donne in gravidanza, il diabete non compensato può influenzare negativamente il corretto sviluppo del feto, con macrosomia, malformazioni congenite, fino ad aumento del rischio di complicanze durante il parto e mortalità perinatale.2
Fattori modificabili a vantaggio del paziente con diabete
La perdita del 5-15% di peso corporeo può esercitare benefici che vanno oltre la gestione glicemica: un calo ponderale del 5-10% conferisce un miglioramento del profilo metabolico, mentre una perdita di peso ≥10-15% può modificare il corso della malattia e indurre, addirittura, la remissione del diabete.1 Anche l’adesione al trattamento farmacologico, che coinvolge quasi la metà delle persone con diabete di tipo 2, ha la sua importanza: la mancata “persistenza nei piani terapeutici”, riconducibile all’assunzione subottimale e alla bassa frequenza d’uso continuato dei farmaci utilizzati in questi pazienti, conducono ad un controllo della glicemia e dei fattori di rischio cardiovascolari subottimale, nonché ad un aumento del rischio di complicanze di diabete, mortalità e ricoveri ospedalieri, oltre a maggiori costi sanitari.1
Anche laddove le caratteristiche cliniche suggeriscono l’utilizzo di un particolare farmaco sulla base dell’evidenza clinica, le preferenze su via di somministrazione, dispositivi di iniezione, effetti collaterali o costo possono non essere indicati per alcuni individui.1
Monitoraggio regolare e continuo della glicemia
Il monitoraggio regolare della glicemia (BGM) può aiutare i pazienti in terapia insulinica ad autogestirsi meglio e ad adeguare in modo ottimale l’assunzione di farmaci.1 Nelle persone con diabete di tipo 2 non in terapia insulinica, invece, il monitoraggio routinario del glucosio è di limitato beneficio clinico, sebbene in alcuni individui possa fornire informazioni sull’impatto dello stile di vita e della gestione dei farmaci sulla glicemia e sui sintomi.1
Stile di vita e modelli alimentari
L’attività fisica, in particolare l’esercizio aerobico regolare, ha un impatto significativo sulla salute cardiometabolica nel diabete di tipo 2, con conseguente minor tempo giornaliero di iperglicemia e riduzioni di circa 7 mmol/mol (circa 0,6%) di HbA1c e benefici cardiorespiratori clinicamente rilevanti.1 Tali effetti glicemici possono essere massimizzati attraverso l’attività fisica durante il periodo postprandiale per almeno o più di 45 minuti. L’esercizio di resistenza migliora anche i livelli di glucosio nel sangue.
La terapia nutrizionale (MNT) è parte integrante della gestione del diabete, con l’obiettivo di promuovere e sostenere modelli alimentari sani, soddisfare le esigenze nutrizionali individuali, mantenere il piacere di sedersi a tavola e fornire alla persona con diabete gli strumenti per sviluppare un’alimentazione sana. La MNT fornita da un dietista/nutrizionista professionale, può ridurre significativamente l’HbA1c, aiutando a prevenire, ritardare e trattare le comorbidità legate al diabete. Due dimensioni fondamentali della MNT che possono migliorare la gestione glicemica includono la qualità della dieta e la restrizione energetica.1
Bibliografia
1. Davies MJ, Aroda VR, Collins BS, Gabbay RA, Green J, Maruthur NM, Rosas SE, Del Prato S, Mathieu C, Mingrone G, Rossing P, Tankova T, Tsapas A, Buse JB. Management of hyperglycaemia in type 2 diabetes, 2022. A consensus report by the American Diabetes Association (ADA) and the European Association for the Study of Diabetes (EASD). Diabetologia. 2022 Dec;65(12):1925-1966. doi: 10.1007/s00125-022-05787-2. Epub 2022 Sep 24. PMID: 36151309; PMCID: PMC9510507. https://link.springer.com/article/10.1007/s00125-022-05787-2
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