Pazienti in emodialisi: neuropatia autonomica cardiaca e variabili

La neuropatia autonomica è un disturbo che colpisce i nervi periferici atti a regolare automaticamente alcuni processi corporei; nel caso della neuropatia cardiaca, questa è caratterizzata da iperattività, astinenza vagale ed è comune nei pazienti sottoposti a emodialisi. Sebbene la frequenza cardiaca (HR) rifletta il comportamento dinamico del sistema nervoso autonomo e i profili HR durante il test da sforzo possano fornire informazioni prognostiche sulle condizioni del paziente, non ci sono rapporti su questi fattori nei soggetti in emodialisi.

Sono quindi stati analizzati statisticamente i dati di 256 pazienti sottoposti a un test da sforzo: dapprima è stata effettuata una valutazione sulla base della percentuale di riserva della frequenza cardiaca – dalla HR al picco di esercizio – del recupero della HR per un minuto dopo il picco di esercizio e della capacità di esercizio, così come l’ipotensione intradialitica (IDH). La prevalenza di incompetenza cronotropa (96,1%), definita come inferiore all’80% di riserva di FC, e il recupero anomalo della FC (60,5%), definito come inferiore a 12 battiti, sono stati rilevati come molto comuni.  Inoltre, i dati hanno evidenziato che un lento recupero dell’HR sotto i 7 battiti era associato a IDH, mentre il recupero dell’HR sotto i 12 battiti, la riserva di HR sotto il 26,2% e l’IDH sono stati associati alla mortalità per tutte le cause.

Perciò, considerando il confondimento di tutte e 3 le variabili considerate, solo il recupero dell’HR sotto i 12 battiti è rimasto associato alla mortalità per tutte le cause e per cause specifiche (“cardiovascolare” e “non cardiovascolare”). Questa associazione, coerente anche nelle analisi di sottogruppo basate sulla presenza di diabete e malattie cardiovascolari, ha mostrato come i profili HR durante l’esercizio possano effettivamente riflettere potenziali condizioni di salute legate alla neuropatia autonomica cardiaca nei pazienti in emodialisi che influenzano l’IDH e la loro sopravvivenza.

Fonte: Kidney International – DOI: https://doi.org/10.1016/j.kint.2022.01.032

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