Colite microscopica: ricerca rivela persistenza dei sintomi a un anno dalla colonscopia
Le persone che soffrono di colite microscopia, una malattia infiammatoria intestinale, potrebbero non ricevere una diagnosi certa dai risultati della […]
Un team italiano guidato da Roberta Vitali, dell’ENEA di Roma, ha identificato biomarkers fecali indici di gravità dell’infiammazione intestinale tra pazienti con malattie infiammatorie intestinali (IBD). I risultati dello studio sono stati pubblicati dal Journal of Crohn’s & Colitis.
Il gruppo ha usato l’approccio proteomico per identificare nuovi biomarkers di infiammazione intestinale nelle feci dei pazienti con IBD. L’analisi, in particolare, è stata condotta su pazienti con malattia di Crohn attiva o in remissione e su controlli sani. I ricercatori hanno raccolto campioni di feci da 70 punti, dall’analisi dei quali, sono state identificate 21 proteine che si associavano con i livelli di infezione intestinale, in particolare chimotripsina C, gelcolina e l’inibitore 2 della dissociazione di Rho GDP (RhoGDI2)
I risultati sono stati confermati, quindi, su una seconda coorte di pazienti che comprendeva 57 casi di malattia di Crohn, 60 di colite ulcerosa e 31 controlli. Da questa analisi è stato possibile stabilire una correlazione significativa tra i biomarkers fecali identificati e la gravità dell’infiammazione intestinale dei pazienti con IBD. In particolare, gelsolina e RhoGDI2, nella malattia di Crohn, e RhoGDI2, nella colite ulcerosa, hanno più elevata sensibilità e specificità rispetto alla calprotectina fecale nel distinguere tra pazienti e controlli.
Fonte: Journal of Crohn’s and Colitis 2022
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