Anziani: ecco perché possono avere tassi più elevati di suscettibilità, mortalità e complicanze all’influenza stagionale.

Nonostante una parziale tregua a causa della pandemia di Covid-19, il virus dell’influenza ha ripreso a circolare e a mettere a rischio la vita di molti anziani, che possono essere più suscettibili a questa infezione. In che modo aumenti la suscettibilità, però, è ancora poco chiaro. Ad approfondire il tema è stata una ricerca condotta daJudy Chen, Daniel R. Goldstein e dal loro team dell’Università del Michigan (USA), pubblicata online, lo scorso 9 novembre, da Nature Communications che mostra come i macrofagi alveolari, la prima linea di difesa nei polmoni, sembrino perdere la loro capacità funzionale all’aumentare dell’età.

Questi macrofagi sono cellule immunitarie residenti nelle vie aeree che sono in grado di mantenere l’omeostasi polmonare e rispondere rapidamente ai patogeni respiratori. Con l’invecchiamento, sembra che queste cellule perdano nel tempo le loro capacità funzionali di prima difesa. Alcuni studi, poi, hanno spostato l’attenzione su un modulatore immunitario lipidico noto come prostaglandina E2, che ha un ampio range di effetti.

Il team americano ha scoperto che i livelli di prostaglandina E2 nei polmoni aumentano con l’avanzare dell’età e questo aumento agirebbe sui macrofagi nei polmoni, limitando il loro stato di salute complessivo e la loro capacità di proteggere l’organo.

Queste prostaglandine possono rappresentare un altro marker del più complesso processo biologico della senescenza. Le cellule senescenti – che secernono molti fattori infiammatori – non sarebbero più in grado di replicarsi.

Per testare il legame tra prostaglandina E2 e l’aumentata suscettibilità all’influenza, il team ha condotto esperimenti su animali da laboratorio con un farmaco che blocca il recettore prostaglandina E2. “Quelli che assumevano il farmaco presentavano più macrofagi alveolari e avevano una migliore sopravvivenza all’infezione da influenza rispetto agli animali che non assumevano il farmaco”, concludono gli Autori dello studio.

Fonte: Nature Communications 2022

https://www.nature.com/articles/s41467-022-34593-y

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