Artrosi della caviglia: rischi e benefici delle tecniche chirurgiche

Secondo una ricerca condotta dai ricercatori dell’University College of London, i pazienti con artrosi della caviglia in fase avanzata beneficerebbero dei trattamenti chirurgici disponibili per la patologia: la sostituzione totale della caviglia (TAR) e la fusione della caviglia (AF).

L’obiettivo dello studio era quello di “fornire i dati di cui i pazienti hanno bisogno per prendere decisioni informate su questi interventi”, ha sottolineato Andrew Goldberg chirurgo ortopedico a capo dello studio pubblicato su “Annals of internal medicine” nel 2022. L’esito primario consisteva nella variazione dei punteggi del dominio del Manchester-Oxford Foot Questionnaire (MOXFQ-W/S) tra la soglia base e i risultati 52 settimane dopo l’intervento.

Nello studio multicentrico, a gruppi paralleli, randomizzato in aperto, i ricercatori hanno analizzato i dati di 281 pazienti di 17 centri del Servizio Sanitario Nazionale nel Regno Unito, assegnati ad uno dei due trattamenti chirurgici.

A 52 settimane, i punteggi medi del MOXFQ-W/S erano migliorati in entrambi i gruppi. La differenza aggiustata nella variazione dei punteggi rispetto al basale era di -5,6 (95% CI, da -12,5 a 1,4). Gli studiosi hanno rilevato che con la TAR i risultati clinici erano superiori nei pazienti con artrite nelle articolazioni circostanti. Questo “dimostra quanto sia importante conoscere lo stato di salute delle articolazioni circostanti prima che il paziente si sottoponga a un intervento chirurgico” ha evidenziato il dottor Goldberg.

Inoltre, è emerso che i pazienti sottoposti a TAR presentavano una gamma di movimenti migliore rispetto a quelli del gruppo AF.

La ricerca ha evidenziato alcune differenze nelle complicazioni successive all’intervento tra le due procedure: i pazienti TAR avevano maggiori probabilità che la ferita impiegasse più tempo a guarire e più danni ai nervi rispetto alla AF. Invece, i pazienti sottoposti a un intervento AF avevano maggiori probabilità di soffrire di coaguli di sangue nelle gambe.

Lo studio, quindi, cerca di fare chiarezza sulle due tecniche: “è essenziale comprendere i diversi rischi connessi a ciascuna procedura”, afferma Goldberg. In futuro, sarà necessario effettuare ulteriori studi a riguardo.

Fonte: Annals of internal medicine

https://www.acpjournals.org/doi/10.7326/M22-2058

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