Aumento dei sintomi ossessivo-compulsivi durante la pandemia

Numerosi studi hanno valutato e continuano a valutare gli effetti psicologici, a breve e lungo termine, della pandemia. L’aumento dell’ansia, della depressione e dei sintomi da stress post traumatico nei primi mesi di emergenza, tra gli operatori sanitari e nella popolazione generale; le paure e la negazione di fronte a una minaccia inedita; l’aumento o la diminuzione dei tassi di suicidio e gli effetti dell’isolamento sui giovani e sugli anziani.


Le ricerche riguardano anche i sintomi da disturbo ossessivo-compulsivo, poiché molti di questi sintomi ruotano proprio attorno a contaminazione e malattie infettive. Nel luglio dell’anno scorso, la rivista The Lancet ha pubblicato la riflessione di tre specialisti sulla possibilità che la pandemia, e in particolare il bombardamento di notizie e le misure di contenimento, potessero far insorgere, nei soggetti più sensibili, dei sintomi da disturbo ossessivo-compulsivo, come il lavarsi le mani molto più spesso del necessario, pulire molto spesso le superfici anche se non si hanno avuti contatti con l’esterno o autoisolarsi senza motivo.


Uno studio longitudinale su larga scala condotto dai ricercatori del Wellcome Centre for Human Neuroimaging e pubblicato di recente dalla rivista Translational Psychiatry (Nature), mostra che i timori espressi l’anno scorso dagli psicologi erano fondati: durante la prima ondata di Covid-19 i sintomi ossessivo-compulsivi sono aumentati nella popolazione inglese e tale aumento è perdurato nei mesi nonostante l’allentamento delle restrizioni del periodo estivo. “I sintomi”, scrivono gli autori, “erano direttamente collegati alla ricerca di informazioni relative al Covid, cosa che ha dato luogo a una maggiore aderenza alle linee guida del governo”.


I ricercatori hanno raccolto i dati di una popolazione non clinica in due momenti diversi: durante la prima ondata, ad aprile del 2020, e nel periodo in cui le restrizioni sono diminuite, ad agosto del 2020. Ad aprile hanno partecipato allo studio 406 persone, delle quali 296 hanno compilato il secondo questionario ad agosto.



La ricerca di informazioni correlata ai sintomi da disturbo ossessivo-compulsivo
Gli autori sottolineano l’importanza di valutare il cambiamento degli atteggiamenti e delle percezioni degli stessi soggetti nel tempo, per ottenere una traiettoria dei sintomi psicologici e stimare i possibili effetti a lungo termine della pandemia sulla salute mentale: “è comune che si verifichi un aumento dei sintomi psichiatrici durante una situazione di stress”, scrivono, “di solito però migliorano dopo un periodo di tempo ragionevole senza provocare danni a lungo termine”.


Quindi un aumento iniziale di ansia, stress, depressione e anche di sintomi ossessivo-compulsivi, in genere viene compensato da un processo di adattamento. “Un fallimento di questo processo, tuttavia, può portare a conseguenze negative a lungo termine e problemi di salute mentale cronici. È quindi fondamentale non solo valutare aumenti momentanei dei sintomi psichiatrici, ma anche indagare le traiettorie a lungo termine di questi sintomi”.

I ricercatori hanno osservato come prima cosa che i livelli di depressione e ansia sono prima aumentati durante l’inizio dell’emergenza sanitaria e poi sono diminuiti nel tempo o si sono stabilizzati (quindi si è verificato il processo di adattamento), invece i sintomi ossessivo-compulsivi, che erano aumentati ad aprile, sono aumentati ulteriormente in estate. Hanno anche scoperto che questo incremento era correlato alla ricerca di informazioni sulla pandemia. È infine emerso che la ricerca di informazioni ad aprile era associata positivamente all’aderenza alle linee guida governative volte a controllare la pandemia una volta che il blocco è stato allentato.


Sottolineano, e questo vale anche per le osservazioni sulla depressione e sull’ansia, che in questi studi si valutano solo i sintomi auto riferiti che non vanno confusi con diagnosi di malattie mentali.
“I nostri risultati”, concludono, “evidenziano che i sintomi ossessivo-compulsivi sono influenzati in modo sproporzionato dalla pandemia e documentano per la prima volta il loro aumento selettivo durante la pandemia”.



Fonte: Translational Psychiatry

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