
Disfunzione ventricolare destra e prognosi peggiorata nei diabetici con OCAD
I pazienti con diabete mellito di tipo 2 (T2DM) affetti da malattia coronarica ostruttiva (OCAD) costituiscono una popolazione ad alto […]
L’identificazione precoce delle donne a rischio di sviluppare diabete gestazionale (GDM) rappresenta un obiettivo chiave per ridurre le complicanze materne e fetali associate a questa condizione. Uno studio recentemente pubblicato su Cardiovascular Diabetology ha analizzato il valore predittivo di tre biomarcatori emergenti: l’indice cardiometabolico (CMI), l’indice di risposta infiammatoria sistemica (SIRI) e i livelli sierici di adipsina.
La ricerca ha coinvolto 1.660 donne in gravidanza nella città di Suzhou, in Cina. Tutte le partecipanti sono state sottoposte a raccolta di dati clinici, comprensivi di glicemia, profili lipidici e conteggi ematici, alla dodicesima settimana di gestazione. La diagnosi di GDM è stata effettuata successivamente, tra la ventiquattresima e la ventottesima settimana. I ricercatori hanno utilizzato analisi di regressione logistica e curve ROC per valutare l’associazione e l’efficacia predittiva dei tre biomarcatori.
I risultati hanno evidenziato che le donne che hanno sviluppato GDM presentavano, già in fase precoce, valori significativamente più elevati di CMI e SIRI, e livelli più bassi di adipsina. Tutti e tre i biomarcatori si sono dimostrati associati in modo indipendente al rischio di GDM, sia nei modelli non aggiustati che in quelli corretti per potenziali fattori confondenti (P < 0,05). La performance predittiva del modello composito, che integra CMI, SIRI e adipsina, ha raggiunto un’area sotto la curva (AUC) pari a 0,918, superiore rispetto ai singoli biomarcatori (CMI: 0,825; SIRI: 0,802; adipsina: 0,724).
Lo studio suggerisce dunque che la combinazione di questi tre indicatori potrebbe rappresentare una strategia utile e promettente per l’identificazione precoce delle gravidanze a rischio di GDM. Gli autori sottolineano tuttavia la necessità di ulteriori studi per confermare tali risultati in popolazioni più eterogenee.
Fonte: Cardiovasc Diabetol 2025
https://cardiab.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12933-025-02744-2
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