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La compromissione funzionale causata dalla broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)ha, senza dubbio, un impatto sulle attività della vita quotidiana e sulla qualità della vita.
Lo scopo di uno studio svolto da ricercatori con sede in Austria, Svizzera e Italia è stato quello di verificare l’impatto dell’allenamento ad alta intensità, con e senza ossigeno supplementare, sulla prestazione di esercizi con carichi submassimali, specchio dello stato funzionale dei pazienti affetti dalla malattia respiratoria.
La ricerca, pubblicata nel 2021 su” Scandinavian journal of medicine & science in sports”, consisteva in un’analisi secondaria di uno studio clinico crossover, randomizzato e controllato, svolto in doppio cieco.
In totale sono stati inclusi 29 pazienti affetti da BPCO (63,5 ± 5,9 anni; FEV1 46,4 ± 8,6%), i quali avevano completato due periodi consecutivi di 6 settimane di ciclismo ad intervalli ad alta intensità e di allenamento di forza, eseguiti tre volte a settimana con ossigeno supplementare o con aria medicale (10 L/min).
Dopo 12 settimane di allenamento, la tolleranza all’esercizio dei pazienti era ottimizzata, come si evinceva dalla diminuzione dello sforzo cardiocircolatorio (frequenza cardiaca, pressione sanguigna) e metabolico (rapporto di scambio respiratorio, lattato) all’isotime; invece, la risposta ventilatoria non veniva influenzata.
La capacità di compiere un training con modalità submassimale migliorava alla capacità di lavoro fisico a 110 bpm di frequenza cardiaca (PWC 110), alla soglia anaerobica (AT) e alla soglia del lattato a 2 mmol/L (Lac2).
Sebbene l’ossigeno supplementare sembrasse influenzare la velocità di lavoro dei pazienti alla AT e a quella Lac2, non si riscontravano ulteriori effetti significativi.
Pertanto, il presente studio ha messo in risalto l’importanza dell’esercizio fisico, il quale rappresenta una terapia indispensabile per i pazienti con BPCO.
Questi ultimi mostravano un miglioramento significativo della tolleranza agli esercizi submassimali e della capacità funzionale, che influirebbero direttamente sulle Activities of Daily Living (ADL) dei pazienti e, quindi, sulla loro qualità di vita.
Fonte: Scandinavian journal of medicine & science in sports
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/sms.13870