
Cancro del polmone: revisione del trattamento del tromboembolismo venoso
Il tromboembolismo venoso (TEV) è un evento frequente e pericoloso per la vita dei pazienti colpiti da tumore maligno del […]
Per determinare l’idoneità allo screening del cancro del polmone è stato testato un approccio basato sul rischio da cui è emersa l’importanza sempre maggiore di garantire una comunicazione efficace e una consulenza sui possibili pericoli. Un gruppo di ricerca inglese ha quindi voluto esplorare la percezione del rischio di cancro ai polmoni nei partecipanti a un servizio di screening comunitario, situato in aree socio-economicamente svantaggiate; le risposte sono poi state analizzate secondo variabili demografiche, punteggio di rischio calcolato e idoneità allo screening.
Il programma attivato ha invitato i fumatori, di età compresa tra 55 e 80 anni, a una valutazione del rischio di cancro ai polmoni in cui è stato calcolato il loro rischio a 6 anni (utilizzando il modello PLCO M2012); quelli ad alto rischio (punteggio PLCO M2012 ≥1,51%) erano eleggibili per lo screening TC (Tomografia computerizzata) a basso dosaggio (LDCT). Prima della loro valutazione, i partecipanti sono stati invitati a completare il questionario di studio, che ha valutato la percezione del rischio assoluta e comparativa, la conoscenza della malattia (incidenza, sopravvivenza e fattori di rischio), la preoccupazione specifica per il cancro ai polmoni e la salute mentale.
Trecentosettantuno partecipanti hanno completato il questionario e il 66% ha presentato dati clinici correlati. I risultati hanno evidenziato come la percezione del rischio assoluto fosse nettamente superiore al rischio calcolato e più alto nelle donne rispetto agli uomini; inoltre, non c’era correlazione tra il rischio assoluto percepito e quello calcolato. Complessivamente, quindi, il 30% si è classificato a un rischio di cancro ai polmoni più alto e il 21% più basso rispetto ad altri soggetti coetanei; il punteggio PLCO mediano M2012 è risultato aumentato con il rischio comparativo percepito, mentre i soggetti eleggibili per lo screening avevano maggiori probabilità di classificarsi a rischio comparativo più elevato, segnalare preoccupazione specifica per il cancro del polmone e presentare condizioni di depressione. Infine, la storia familiare di cancro del polmone era significativamente associata a un rischio comparativo più elevato.
In conclusione, l’impiego del rischio comparativo anziché assoluto può aiutare la consulenza sul rischio. Tuttavia sono necessarie ulteriori ricerche per determinare l’approccio ottimale alla comunicazione del rischio in questo contesto.
Lung Cancer – DOI: https://doi.org/10.1016/j.lungcan.2022.04.003