Chirurgia bariatrica e reflusso gastroesofageo

Con il rapido incremento della prevalenza dell’obesità a livello globale, la pratica della chirurgia bariatrica viene adottata di routine per prevenire lo sviluppo di patologie croniche e di alcune forme di tumori associate alla stessa obesità.

Il reflusso gastroesofageo è una di queste patologie croniche, e inoltre sono in accumulo i dati secondo cui l’obesità sarebbe associata a complicazioni correlate al reflusso di vecchia data, fra cui l’esofagite erosiva, l’esofago di Barrett e l’adenocarcinoma esofageo.

L’obesità centrale, più che il BMI, sembra essere più strettamente correlata a queste complicazioni.

E’ da prevedersi, dunque, che gli interventi dimagranti portino ad un miglioramento nei sintomi da reflusso e nelle complicazioni ad essi associate, ma nella realtà i diversi interventi chirurgici bariatrici hanno effetti imprevedibili su un reflusso già conclamato, e potrebbero anche produrre sintomi da reflusso ex novo.

Il bypass gastrico Roux-en Y sembra determinare i maggiori effetti benefici sul reflusso, mentre di contro la gastrectomia a manicotto laparoscopica e il bendaggio gastrico adattabile laparoscopico (LAGB) sono connessi ad incrementi a lungo termine della prevalenza del reflusso.

Se ne deduce che il reflusso sia un elemento di estrema importanza da considerare in sede preoperatoria per qualunque paziente da sottoporre a chirurgia bariatrica e pertanto esso andrebbe investigato a fondo a livello obiettivo mediante monitoraggio del pH nelle 24 ore e manometria ad alta risoluzione allo scopo di selezionare la procedura più idonea per ciascun paziente ai fini del successo a lungo termine. 

Fonte: Ann Transl Med 2020

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