Come lo stress influenza la vita nello spazio (o in Antartide)

La vita nello spazio può essere molto stressante. Gli astronauti che trascorrono diversi mesi in missione sono isolati, non hanno privacy, il loro ciclo di luce e buio è alterato, vivono giornate monotone lontano dalle persone care. Per molti aspetti, questi fattori di stress sono gli stessi sperimentati dalle persone che lavorano nelle stazioni di ricerca internazionali in Antartide.


Per capire meglio quali possono essere le difficoltà psicologiche degli astronauti, la professoressa di psicologia dell’Università di Houston Candice Alfano e il suo team hanno sviluppato la Mental Health Checklist (MHCL), uno strumento di auto-segnalazione per rilevare i cambiamenti della salute mentale in ambienti isolati, confinati ed estremi. Hanno usato l’MHCL per studiare i cambiamenti psicologici in due stazioni antartiche. I risultati sono stati pubblicati su Acta Astronautica.


I ricercatori hanno monitorato la salute mentale di 88 persone che vivevano in una stazione costiera e 22 che vivevano in una stazione interna per nove mesi.


La prima osservazione, risultato in parte prevedibile, è che con il passare del tempo le emozioni positive sono diminuite. “Abbiamo assistito a cali continui delle emozioni positive dall’inizio alla fine della missione, senza che si verificasse una sorta di ‘effetto di rimbalzo’ nel momento in cui i partecipanti si preparavano a tornare a casa”, riferisce Alfano. “Le emozioni positive, come la soddisfazione e l’entusiasmo, sono essenziali per prosperare in ambienti estremi”. I cambiamenti nelle emozioni negative erano invece variabili e correlati a disturbi fisici.


Si può quindi supporre che in condizioni estreme il declino delle emozioni positive sia un’esperienza universale, mentre le emozioni negative dipendono maggiormente da fattori individuali, interpersonali e situazionali.

Lo studio conferma in parte le sensazioni soggettive riportate nei diari degli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale. L’entusiasmo per l’esperienza unica che stanno vivendo diminuisce (“non sento più la voglia di andare alla cupola ogni secondo”, ha scritto uno degli astronauti parlando del modulo a cupola a sette finestre da cui si vede la terra). D’altra parte, delusione, rabbia e frustrazione emergono in concomitanza ad eventi particolari (attriti con l’equipaggio a terra o con gli altri astronauti).

“Gli interventi e le contromisure volte a migliorare le emozioni positive”, conclude Alfano, “possono essere fondamentali per ridurre il rischio psicologico in contesti estremi”.


Fonte: Acta Astronautica

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