Coronavirus: studio Padova, test salivari misura efficace per contenere virus

Condotto su 5.579 dipendenti Azienda Ospedale/Università della città 


I test salivari molecolari sono una efficace misura di sorveglianza e contenimento dell’infezione da SarS-CoV-2. E’ quanto emerge da uno studio condotto da ricercatori dell’Azienda Ospedale/Università di Padova, coordinato da Mario Plebani, direttore del Dipartimento interaziendale di Medicina di Laboratorio, e pubblicato dall”International Federation of clinical chemistry and laboratory medicine, organizzazione mondiale che promuove l’eccellenza nella medicina di laboratorio.


A partire dall’8 ottobre al 24 dicembre 2020 – informa una nota – 5.579 dipendenti hanno aderito al programma per un totale di 19.850 campioni salivari che sono stati valutati con tecnica molecolare (rRT-Pcr) per Saes-CoV-2. Solo una piccola percentuale di dipendenti ha abbandonato il programma dopo la prima raccolta della saliva. I restanti 5.350 hanno ripetuto il test della saliva da un minimo di 3 a un massimo di 5 volte nel periodo di 11 settimane. La saliva è stata auto-raccolta tramite il dispositivo ‘Salivette’: il batuffolo di cotone viene masticato al risveglio del soggetto per almeno un minuto. Sono stati identificati otto punti di raccolta dotati di scatole per la consegna dei campioni. Una volta al giorno, le scatole sono state trasportate in laboratorio per l’esame molecolare.


Nel lasso di tempo osservato sono stati identificati 62 campioni positivi, con una frequenza dello 0,31%. Tutti i dipendenti con risultati positivi alla saliva sono stati sottoposti entro 24 ore al tampone nasofaringeo: i test hanno avuto una concordanza nel 98% dei casi. Il paziente con test salivare positivo ma nasofaringeo negativo presentava una bassa carica virale.


“Entro 24 ore dal risultato positivo, è stato attivato il tracciamento dei contatti per dipendenti e studenti che frequentano lo stesso ambiente di lavoro – spiega Mario Plebani -. Questa strategia ha permesso di identificare tre altri dipendenti positivi, che sono stati immediatamente isolati, impedendo così lo svilupparsi di focolai all’interno dell’Università. Nello stesso lasso di tempo, 102 dipendenti hanno ricevuto diagnosi di infezione da Sars-CoV-2 da esame nasofaringeo eseguito alla comparsa di sintomi compatibili con infezione da Covid-19 o in seguito a contatto con soggetti positivi”.


L’incidenza complessiva tra i dipendenti universitari è risultata significativamente inferiore a quella dei dipendenti non sottoposti a sorveglianza (1,8% in confronto 6,1%) e ancora minore a quella della popolazione complessiva. Lo studio – conclude la nota – ha dimostrato come la saliva auto-raccolta permetta di superare il collo di bottiglia legato alla raccolta di campione nasofaringeo, procedura più invasiva e indaginosa, mantenendo l’accuratezza diagnostica. 


Il programma basato sull’auto-raccolta di campioni salivari e test si è rivelato uno strumento affidabile, ben accettato ed efficace per la diagnosi precoce della Sars-CoV-2 in soggetti asintomatici, che, assieme all’ immediato tracciamento e contenimento dei contatti, ha evitato un’ulteriore diffusione di virus nella comunità, creando così un’isola protetta.


Fonte: Adnkronos Salute

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