
COVID-19: chi ne ha sofferto rischia di sviluppare ipertensione più di chi ha avuto un’influenza
L’incidenza dell’ipertensione persistente di nuova insorgenza è maggiore nei pazienti che hanno avuto il COVID-19 rispetto a quelli che hanno […]
Sebbene le cellule immunitarie di tipo T continuino ad avere come obiettivo la proteina spike del virus SARS-CoV-2, avrebbero perso un po’ della loro efficacia stando ai risultati di una ricerca condotta da un team dell’Università di Birmingham, coordinato da Heather Long, e pubblicata su Nature Immunology.
Nello studio, finanziato dal National Institute of Health and Care Research, il team ha testato linfociti CD4+ raccolti all’inizio della pandemia da operatori sanitari con l’infezione da virus SARS-CoV-2. Alcuni linfociti T erano ancora in grado di riconoscere parti della proteina spike, gli epitopi, rimasti inalterati durante la circolazione delle ultime varianti, compresa la Omicron.
Tuttavia, il riconoscimento da parte dei linfociti T non è stato efficace contro sette di dieci epitopi mutati in alcune varianti che destano preoccupazione.
Secondi i ricercatori, dunque, con il virus SARS-CoV-2 che continua a mutare, la capacità dei linfociti T di riconoscere ulteriori epitopi potrebbe potenzialmente scomparire, portando a una riduzione complessiva della protezione da parte del sistema immunitario.
Fonte: Nature Immunology 2022
https://www.nature.com/articles/s41590-022-01351-7