Colite microscopica: ricerca rivela persistenza dei sintomi a un anno dalla colonscopia
Le persone che soffrono di colite microscopia, una malattia infiammatoria intestinale, potrebbero non ricevere una diagnosi certa dai risultati della […]
La decisione di iniziare la terapia sostitutiva renale (KRT) per il danno renale acuto (AKI) nella cirrosi rimane ad oggi controversa, poiché non è ancora chiaro quali pazienti ne trarranno beneficio.
I ricercatori hanno quindi cercato di caratterizzare i fattori associati al recupero da AKI che richiedono KRT in pazienti con cirrosi per informare e migliorare il processo decisionale clinico condiviso.
L’incidenza cumulativa di recupero renale, morte e trapianto di fegato è stata calcolata a 1, 3, 6 e 12 mesi e sono stati valutati predittori indipendenti di recupero renale utilizzando i modelli di regressione del rischio Fine e Gray, che hanno generato rapporti di rischio di sotto-distribuzione (sHR).
Lo studio ha visto l’inclusione di 722 pazienti (affetti da: epatite virale – 52%; steatosi epatica non alcolica – 25%; malattie epatiche alcol-associate 18%). L’incidenza cumulativa di recupero renale a 1, 3, 6 e 12 mesi è stata calcolata rispettivamente del 3%, 22%, 25% e 26% e un punteggio MELD-Na più alto, insufficienza epatica acuta-cronica e sepsi sono stati associati a un rischio inferiore di recupero dei reni; mentre coloro che erano in lista d’attesa per un trapianto di fegato e che erano stati ricoverati in un ospedale universitario, avevano maggior probabilità di recuperare la funzionalità renale.
In conclusione, il recupero renale da KRT si è verificato solo in un quarto dei pazienti ed è risultato molto improbabile dopo 3 mesi. Questi risultati forniscono informazioni sulla prognosi che possono guidare le decisioni relative all’inizio e alla continuazione della KRT.
Fonte: American Journal of Kidney Diseases
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