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L’esposizione delle madri agli inquinanti ambientali, anche prima della gravidanza, aumenterebbe il rischio di difetti cardiaci nei figli. A mostrarlo è una ricerca cinese che suggerisce che il rischio è alto sia se l’esposizione avviene nei tre mesi precedenti il concepimento che nel primo trimestre di gravidanza. Lo studio è stato pubblicato su Circulation.
I difetti cardiaci congeniti sono la più comune tipologia di difetti alla nascita e la principale causa di morte infantile al mondo. Più dell’80% dei difetti cardiaci non ha cause note, ma precedenti ricerche avevano mostrato che l’esposizione ambientale può avere un ruolo. Per lo studio i ricercatori hanno valutato più di 1,4 milioni di nati, di cui 7.335 affetti da difetti cardiaci, in 30 province cinesi. Il team ha usato dati dai satelliti per analizzare l’esposizione media delle madri ai PM2,5, da tre mesi prima del concepimento alla fine del primo trimestre di gravidanza. I difetti sono stati registrati tra la 28a settimana di gestazione e i 42 giorni dopo la nascita.
Nel complesso, per ogni 10 microgrammi per metro cubo di aumento di esposizione per la madre ai PM 2,5, il rischio di dare alla luce un bambino con un difetto cardiaco cresceva del 2%. Gli effetti negativi dell’esposizione a inquinanti ambientali, infine, erano più pronunciati con l’esposizione durante il periodo prima del concepimento che nel primo trimestre di gravidanza. Ridurre l’esposizione a inquinanti ambientali, sia nei tre mesi prima della gravidanza che nel primo trimestre, dunque, è ugualmente efficace per ridurre il rischio di difetti nei nascituri.
Fonte: Circulation 2023
https://www.ahajournals.org/doi/10.1161/CIRCULATIONAHA.122.061245
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