Disturbi mentali: dalla struttura cerebrale “indicazioni” per il trattamento

La struttura del cervello, osservata tramite neuroimaging, potrebbe rivelare meccanismi biologici comuni a diversi disturbi mentali di recente insorgenza, come depressione e psicosi. Questi risultati “transdiagnostici” potrebbero fornire informazioni per il trattamento e la prognosi. E’ quanto emerge da uno studio condotto da Paris Lalousis e colleghi dell’Università di Birmingham, pubblicato da Biological Psychiatry.

Lo studio

I ricercatori hanno usato un algoritmo di apprendimento automatico per valutare i dati relativi a 577 scansioni cerebrali da PRONIA, uno studio di coorte sugli strumenti prognostici per le psicosi in corso di svolgimento in sette centri di ricerca europei, tra cui Birmingham.

Sono stati identificati due cluster sulla base delle scansioni, ognuno dei quali conteneva sia i pazienti con psicosi di recente insorgenza, sia quelli con depressione recente. Ogni cluster mostrava caratteristiche peculiari che si correlavano alla probabilità di ripresa.

Un cluster presentava diffusi deficit nel volume della sostanza grigia e si associava a pazienti con deficit funzionali che avevano esiti peggiori (cluster compromesso); l’altro cluster presentava una firma neuroanatomica più integra, associata a una sintomatologia depressiva più “profonda”, e i pazienti avevano maggiori probabilità di una buona ripresa (cluster preservato).

E’ stato dunque impigato un secondo algoritmo per prevedere la condizione dei pazienti nove mesi dopo la diagnosi iniziale.

I ricercatori hanno rilevato un maggior livello di precisione nella previsione degli esiti usando i cluster basati sulla biologia invece che sui tradizionali sistemi diagnostici.

Infine, il team ha validato i cluster in altre grandi coorti di pazienti con malattie mentali croniche da studi condotti in Germania e USA, dimostrando che gli stessi cluster potrebbero essere usati per prevedere gli esiti in pazienti con condizioni croniche.

“Abbiamo identificato due cluster neuroanatomicamente informati e transdiagnostici che sono clinicamente e biologicamente distinti, sfidando gli attuali confini diagnostici nei disturbi mentali di recente insorgenza”, commentano Lalousis e colleghi. “I nostri risultati sono stati validati esternamente in raccolte di dati per la ricerca provenienti da tutto il mondo. I passi successivi saranno validare i risultati in situazioni cliniche usando i dati clinici raccolti abitualmente”, concludono i ricercatori.

Fonte: Biological Psychiatry ( https://bit.ly/3KdHezv)

Contenuti simili

I più visti