Epatite B e C, in Europa occorre aumentare la percentuale di diagnosi

Secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo (Ecdc), sono poche in Europa le persone con epatite B (Hbv) e C (Hcv) che ricevono una diagnosi: rispettivamente, il 20 e il 26% di chi ha la patologia. I dati del report recentemente diffuso sono relativi al 2017 e molto distanti dagli obiettivi che ha posto l’Organizzazione mondiale della sanità: arrivare, nel 2020, a diagnosticare almeno la metà di chi ha queste due forme di epatite.


L’Ecdc, inoltre, ha rilevato come, dei 31 Paesi coinvolti, 19 non hanno inviato i dati relativi all’epatite B e 16 alla C (l’Italia è tra questi).


Per quanto riguarda l’Hbv, tra i Paesi che hanno risposto hanno raggiunto l’obiettivo del 50% Danimarca, Scozia, Irlanda e Paesi Bassi, mentre hanno fallito Polonia, Grecia, Lettonia, Francia, Slovacchia, Estonia, Romania e Bulgaria.

Per l’Hcv invece hanno fatto bene Lettonia, Slovacchia, Francia, Islanda, Irlanda, Inghilterra e Scozia. Non hanno raggiunto l’obiettivo Danimarca, Austria, Estonia, Ungheria, Polonia, Croazia, Grecia, Romania e Bulgaria.


Nelle conclusioni del documento, l’Ecdc evidenzia come sia urgente migliorare i test e la diagnosi dell’Hbv e dell’Hcv in Europa, dando come priorità anche quella di migliorare il monitoraggio di queste patologie.

Gli esperti hanno concluso osservando come sia particolarmente importante effettuare il test in popolazioni chiave al momento scarsamente raggiunte, come le persone che fanno uso di droghe, i carcerati, i senzatetto, i migranti e gli uomini che fanno sesso con uomini.


Fonte: Ecdc, https://www.ecdc.europa.eu

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