
Malati oncologici: implicazioni e aspetti delle Infezioni batteriche
Le infezioni batteriche sono malattie comuni a causa dell’ubiquità di questi microrganismi che inducono lo sviluppo di diverse patologie tra […]
A tutt’oggi, mancano dati clinici per guidare la gestione dei pazienti oncologici trattati con chemioterapia immunosoppressiva e con infezione da epatite B (HBV). Lo scopo di questo studio era quello di descrivere i tassi di HBV+ in una popolazione di pazienti oncologici e valutare un protocollo di gestione per la prevenzione della riattivazione dell’HBV (HBVr).
Si è trattato di uno studio descrittivo condotto in un sistema integrato di erogazione dell’assistenza sanitaria. Sono stati inclusi pazienti oncologici con infezione da virus dell’epatite B che avevano ricevuto chemioterapia immunosoppressiva tra il 1° gennaio 2014 e il 31 gennaio 2016.
Il protocollo di gestione del rischio stratificato è stato continuato per sei mesi dopo il completamento della chemioterapia o 12 mesi dopo il completamento della chemioterapia mirata alle cellule B.
I risultati includevano la percentuale di pazienti che erano HBV+ e, tra i pazienti che avevano iniziato la terapia immunosoppressiva, le proporzioni che avevano ricevuto il monitoraggio del virus dell’epatite B o la profilassi del virus anti-epatite B, o che avevano sperimentato complicanze correlate alla HBVr o all’epatite B.
Dei 2.463 pazienti oncologici screenati per il virus del’epatite B con 114 (4,6%) di casi HBV+, il 51,8% ovvero 59 avevano iniziato la chemioterapia. I pazienti inclusi nello studio erano principalmente anziani, maschi, caucasici e con tumori gastrointestinali o ematologici e che avevano iniziato la chemioterapia citotossica a rischio medio/basso.
Durante il follow-up, a 41 pazienti (69,5%) era stato monitorato il DNA virale e 17 (28,8%) avevano ricevuto la profilassi anti-epatite B. Non era stata osservata alcuna riattivazione dell’HBV (HBVr). Le anomalie ALT e AST erano comuni ma per lo più di grado 1 e principalmente correlate alla malignità del tumore o al trattamento farmacologico a cui il paziente era stato sottoposto.
Dallo studio è quindi emerso come uno screening universale del virus dell’epatite B abbinato a una strategia di gestione stratificata del rischio che utilizza il monitoraggio HBVr e la profilassi del virus anti-epatite B nei pazienti oncologici HBV+ che ricevono chemioterapia immunosoppressiva, possono prevenire l’HBVr.
Fonte: J Oncol Pharm Pract. 2020