Impatto della malnutrizione e della sarcopenia sulla qualità di vita nei pazienti con IBD
La malnutrizione e la sarcopenia sono condizioni prevalenti tra le persone che soffrono di malattie infiammatorie intestinali (IBD) e sono […]
Le fibre dello psillio potrebbero proteggere contro la colite ulcerosa e sopprimere l’infiammazione attivando i recettori nucleari degli acidi biliari. L’evidenza arriva da un team dell’Institute for Biomedical Sciences della Georgia State University (USA), che ha pubblicato i risultati di uno studio su Celluler and Molecular Gastroenterology and Hepatology.
Cibi ricchi di fibre promuovono la salute intestinale e metabolica, ma la misura di questa protezione varia in base al tipo di fibra e i meccanismi che regolano questa protezione sono scarsamente definiti. Lo psillio è costituito dai semi semi solubili, derivati da piante della specie Plantago, che inibiscono l’infiammazione.
Nello studio, condotto su modelli animali, sono state testate diverse fibre come inulina, cellulosa, pectina, glucomannano e psillio. Il team ha trovato che solo quest’ultimo, però, ha la capacità di migliorare due stati infiammatori cronici: la colite e la sindrome metabolica. Lo psillio, infatti, ha portato a un aumento degli acidi biliari che, a sua volta, ha determinato l’attivazione dei recettori FXR degli acidi biliari. L’attivazione di questi recettori, secondo il team americano, potrebbe essere utile nel gestire le IBD.
Fonte: Cellular and Molecular Gastroenterology and Hepatology 2023
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2352345X23000267?via%3Dihub
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