Fibrosi renale e biomarcatori sierici: revisione generale

La malattia renale cronica (CKD) è una patologia che riduce drasticamente la qualità della vita delle persone che ne sono affette. Non solo è attualmente molto presente a livello globale ma le stime per il futuro prevedono un ulteriore incremento della sua diffusione a livello planetario.

La CKD riconosce la fibrosi del parenchima renale quale meccanismo fondamentale di base. Si tratta di un processo non reversibile che rappresenta quindi il punto di non ritorno di danno anatomico e funzionale dell’organo colpito. Questo rappresenta il motivo principale per il quale i mezzi a disposizione dei medici per la cura dei malati sono purtroppo molto limitati.

La valutazione del grado di fibrosi renale è affidata alla biopsia renale, uno strumento affidabile che presenta però lo svantaggio di essere invasivo per il paziente e di presentare alcuni possibili inconvenienti nonostante l’elevato livello di sicurezza ormai raggiunto. Per questi motivi, sarebbe estremamente utile poter scoprire nuovi biomarcatori sierici della fibrosi renale che potrebbero ridurre la necessità di biopsie renali diminuendo così i possibili effetti avversi per i malati.

Un team di ricercatori ha condotto una revisione generale della situazione attuale allo scopo di riassumere le conoscenze più aggiornate relative alla disponibilità di nuovi marcatori per la fibrosi renale.

Gli esperti hanno rilevato che, nonostante l’esistenza di diverse molecole promettenti, mancano ancora le prove sull’evidenza della loro effettiva utilità per quanto riguarda il loro impiego nella pratica clinica.

Gli Autori auspicano quindi che vengano adottate tutte le misure necessarie per affrontare questa complessa situazione che presenta molteplici aspetti difficili da risolvere.

Fonte: Int J Mol Sci . 2022

https://www.mdpi.com/1422-0067/23/22/14139

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