
Diffusione dell'infezione da SARS-CoV-2 tra i dentisti e nel personale di assistenza
Fernando Valentim Bitencourt e i suoi colleghi hanno condotto una revisione sistematica della letteratura allo scopo di chiarire quale fosse […]
Soffrire di psoriasi o ricevere trattamenti per questa malattia non implica un maggior rischio di infezione da SARS-CoV-2 o di malattia COVID-19 più grave. Inoltre, la vaccinazione è fortemente raccomandata per i pazienti, oltre all’importanza di proseguire con le terapie, mentre la telemedicina si è rivelata uno strumento utile. Sono questi i principali aspetti sulla gestione della psoriasi emersi a più di due anni dallo scoppio della pandemia di coronavirus. A fare il punto su questi argomenti è stato un team italiano dell’Università di Ancona, guidato da Anna Campanati, che ha pubblicato una review sul Journal of Clinical Medicine.
Secondo gli esperti, nel campo dermatologico i clinici hanno trovato difficoltà rispetto alla gestione delle terapie di malattie cutanee croniche immuno-mediate, soprattutto la psoriasi. In questo ambito, i dubbi maggiori sono arrivati dalla comprensione dei ruolo dell’immunosoppressione o dell’immunomodulazione sull’evoluzione del COVID-19, il rapporto rischio/beneficio del sospendere o modificare le terapie in corso e l’appropriatezza di avviare nuovi trattamenti, oltre a come gestire i pazienti da remoto.
L’analisi è stata condotta su 82 studi per valutare l’impatto dell’infezione da SARS-CoV-2 sul decorso clinico della psoriasi e, viceversa, l’impatto della psoriasi sull’infezione da SARS-CoV-2. Quindi, i ricercatori hanno analizzato l’impatto dell’infezione sui trattamenti sistemici dei pazienti con psoriasi e della vaccinazione.
Fonte: J Clin Med (2022) – doi: 10.3390/jcm11092422
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35566548/