Gli anziani sopravvissuti a un cancro hanno un maggior declino funzionale

Un recente studio – condotto da un team del National Cancer Institute di Bethesda, guidato da Lisa Gallicchio – ha messo in evidenza come gli anziani sopravvissuti a un cancro possano manifestare un declino funzionale più rapido rispetto a quelli che non sono stati colpiti da una neoplasia.


I ricercatori hanno esaminato i dati relativi a 1.728 adulti dai 22 ai 100 anni che hanno partecipato al Baltimore Longitudinal Study of Aging e sono stati sottoposti a valutazioni dello stato funzionale con test sulla forza di presa, la velocità di andatura e le prestazioni fisiche in generale tra il 2006 e il 2019. L’analisi ha incluso 359 sopravvissuti a un cancro e 1.369 soggetti nella cui anamnesi non erano presenti malignità.


Dopo l’aggiustamento per età, sesso, etnia, indice di massa corporea e comorbilità, i pazienti oncologici sopravvissuti avevano probabilità significativamente più elevate di una minore forza di presa (odds ratio aggiustato 1,42) definita come inferiore a 26 kg per gli uomini e a 16 kg per le donne.


I sopravvissuti di età superiore ai 65 anni presentavano anche probabilità significativamente più elevate di avere una bassa velocità di andatura (aOR 1,61).


Anche i punteggi medi relativi alle prestazioni fisiche sulla batteria riguardante le prestazioni fisiche Health, Aging and Body Composition (HABC PPB) erano inferiori per i soggetti che avevano sconfitto un cancro (differenza aggiustata 0,11 unità).


“I risultati del nostro studio si aggiungono alle evidenze che il cancro e il suo trattamento potrebbero avere effetti avversi sui processi legati all’invecchiamento, ponendo i sopravvissuti a una neoplasia a rischio di declino funzionale accelerato”, dichiara l’autrice principale Lisa Gallicchio. “Comprendere quali sopravvissuti a un cancro sono esposti al rischio più elevato e quando è più probabile che abbia inizio il declino accelerato è importante per sviluppare interventi per prevenire, ridurre o annullare gli effetti avversi correlati all’invecchiamento del cancro e del suo trattamento”, prosegue la ricercatrice.


Tra i sopravvissuti a un cancro, il carcinoma prostatico era il più comune con 139 casi, seguito da tumore al seno con 61 casi e melanoma con 54 casi. I partecipanti hanno completato una media di tre visite, con un periodo medio di follow-up di cinque anni.


Tutti i partecipanti hanno ricevuto valutazioni alla prima visita. Successivamente, i soggetti si sono sottoposti a visite di follow-up ogni quattro anni se avevano meno di 60 anni, ogni due anni se rientravano nella fascia compresa tra 60 e 79 anni e ogni anno se avevano dagli 80 anni in su.


La percentuale di sopravvissuti a un cancro con una forza di presa debole è balzata dall’11,7% alla prima visita al 23,2% in occasione della valutazione finale, rispetto a un incremento dal 9,3% al 16,4% nei soggetti senza la presenza di una neoplasia nell’anamnesi.


La percentuale di sopravvissuti con un’andatura lenta è aumentata dal 6,5% all’8,9% negli individui al di sotto dei 65 anni e dal 40% al 56,3% in quelli di età superiore a 65 anni.


Un limite dello studio è la mancata valutazione del rischio di cancro o della sopravvivenza, il che significa che i ricercatori non disponevano di dati sulla stadiazione della neoplasia, sulla patologia o sui regimi di trattamento, come ha osservato il team dello studio pubblicato dal Journal of the American Geriatrics Society.


Un altro limite risiede nel fatto che i partecipanti con un cancro nell’anamnesi prima del reclutamento nello studio dovevano essere liberi dal cancro da almeno 10 anni; quindi, i loro esiti potrebbero non essere rappresentativi di tutti i sopravvissuti a un cancro. Alla visita iniziale per lo studio, i partecipanti dovevano anche essere liberi da malattie croniche, il che limita ulteriormente la generalizzabilità dei risultati.


Fonte: Journal of the American Geriatrics Society

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