
Metastasi epatiche secondarie a neoplasie del colon-retto: i meccanismi molecolari
Soprattutto a causa della connessione diretta tra colon, retto e fegato, assicurata dalla vena porta, quest’ultimo organo rappresenta la sede […]
Il glioblastoma è un tumore letale ma, occasionalmente, risponde a nuove immunoterapie, consentendo fino al 20% dei pazienti di vivere ben oltre i tempi di sopravvivenza previsti.
Uno studio americano, multicentrico, guidato dai ricercatori del Preston Robert Tisch Brain Tumor Center di Duke, rivela che il glioblastoma ricorrente con pochissime mutazioni è molto più vulnerabile alle immunoterapie rispetto ai tumori simili con molte mutazioni. La ricerca è stata pubblicata dalla rivista Nature Communications.
I ricercatori hanno eseguito analisi genomiche di tumori ricorrenti, alcuni provenienti da pazienti trattati con una terapia che sfrutta il poliovirus, altri con gli inibitori del checkpoint immunitario.
In entrambi i gruppi, i pazienti con glioblastomi ricorrenti i cui tumori presentavano poche mutazioni sono sopravvissuti più a lungo rispetto ai pazienti con tumori altamente mutati. Ciò era vero solo per i pazienti con tumori ricorrenti, non per i pazienti con malattia di nuova diagnosi che non avevano ancora ricevuto un trattamento.
Questi risultati suggeriscono che “la chemioterapia, che è lo standard di cura per il glioblastoma di nuova diagnosi, potrebbe alterare la risposta infiammatoria in questi tumori”, commenta David Ashley, autore senior dello studio.
Fonte: Nature Communications