
Manifestazioni neurologiche correlate all’infezione COVID-19
Le manifestazioni neurologiche legate alla malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) possono passare in secondo piano rispetto ai sintomi respiratori, ma […]
Il fenotipo ‘fragile’ tra le persone che convivono da lungo tempo con l’infezione da HIV e che sono in terapia con antiretrovirali non ha a che fare con l’invecchiamento o con l’immunosenescenza. È la conclusione cui è arrivata una ricerca pubblicata sull’International Journal of STD & AIDS da un gruppo guidato da Stephen Klotz, dell’University of Arizona Medical Center di Tucson (USA).
È stato ipotizzato che l’infezione da HIV può determinare un prematuro ‘invecchiamento’ tra le persone infette, a livello di fenotipo e immunologico. I ricercatori americani hanno valutato la fragilità e i markers di invecchiamento immunitario delle cellule T tra le persone con HIV che assumono terapia antiretrovirale, per capire se c’è un’associazione tra fragilità e immunosenescenza.
In particolare, hanno preso in considerazione 37 persone sulle quali hanno misurato la fragilità con un sensore che quantifica debolezza, lentezza, rigidità e spossatezza. Inoltre, è stato condotto un profilo di CD4+ e CD8+. La prevalenza del fenotipo ‘fragile’ è stata del 19% e si correlava in modo ‘debole’ con il numero di eventi medici passati. Inoltre, non è stata evidenziata alcuna correlazione tra fragilità, età, sesso, diagnosi di AIDS o carica virale. Infine, sono state trovate più cellule immunocompetenti che cellule immunitarie senescenti.
Fonte: Int J STD AIDS (2022) – doi: 10.1177/09564624221091455