I neuroni dell’appetito coinvolti nella depressione

Una piccola popolazione di neuroni, importanti per l’appetito, sembra svolgere anche un ruolo nella depressione che deriva da uno stress cronico e imprevedibile. È quanto riportano gli scienziati del Medical College of Georgia in un’articolo pubblicato dalla rivista Molecular Psychiatry.


Si tratta dei neuroni AgRP, che risiedono nella parte inferiore dell’ipotalamo chiamata nucleo arcuato. Studi precedenti hanno mostrato che questi neuroni sono stimolati dai segnali della fame e inibiti dalla sazietà. Quando sono attivati stimolano l’appetito, mentre la loro inibizione fa passare lo stimolo della fame.


I ricercatori, guidati da Xin-Yun Lu, hanno dimostrato che, nei topi, uno stress imprevedibile e cronico si traduce in un modello di depressione in cui l’attività dei neuroni AgRP diminuisce. I ricercatori hanno quindi inibito selettivamente questi neuroni nei topi: gli animali sono diventati più suscettibili allo stress e hanno adottato comportamenti depressivi.

L’attivazione dei neuroni, al contrario, ha “invertito” i comportamenti depressivi.


“Quando manipoliamo questi neuroni, le reazioni comportamentali vengono modificate”, commenta Lu, ma restano aperti molti interrogativi, ad esempio: che ruolo svolgono questi neuroni nel cervello umano nell’adattamento allo stress?


Gli scienziati hanno anche scoperto che la diminuzione correlata allo stress nell’attività dei neuroni AgRP sembra produrre un aumento dell’attività di altri tipi di neuroni vicini e ipotizzano che una delle ragioni della ridotta eccitabilità dei neuroni sia una maggiore sensibilità al neurotrasmettitore inibitorio GABA.


“I nostri risultati”, scrivono gli autori, “suggeriscono che i neuroni AgRP sono una componente chiave dei circuiti neurali coinvolti nella mediazione dei comportamenti correlati alla depressione e che l’aumento dell’attività neuronale degli AgRP possa diventare un nuovo trattamento efficace contro la depressione”.


“L’obiettivo”, spiega Lu, “è di trovare delle strategie, più efficaci di quelle esistenti, per trattare la depressione, come trattamenti più mirati e con meno effetti collaterali che spesso sono abbastanza significativi da spingere i pazienti a smettere di assumere i farmaci”.



È possibile che nuove eventuali terapie progettate per colpire i neuroni AgRP possano anche produrre un aumento di peso a causa del ruolo di questi neuroni nel comportamento alimentare e nel metabolismo, osserva Lu.


Fonte: Molecular Psychiatry

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