Identificati due sottotipi di leucemia mieloide acuta mutata in NPM1

Uno studio guidato dagli scienziati del Princess Margaret Cancer Center propone una stratificazione della leucemia mieloide acuta (LMA) caratterizzata da mutazioni nel gene NPM1 in due sottotipi di tumore in base alla presenza o all’assenza della firma di cellule staminali. La ricerca è stata pubblicata dalla rivista Nature Communications.


“I pazienti affetti da leucemia mieloide acuta con mutazioni di NPM1 sperimentano un tasso di ricaduta del 40% circa”, commenta uno degli autori senior dello studio, Aaron Schimmer.


Con la distinzione tra due sottotipi di tumore, sarà possibile “prevedere con maggiore precisione l’efficacia della terapia e adattare il trattamento di conseguenza”.


Le mutazioni di NPM1 caratterizzano il 30% dei casi di LMA. Si tratta quindi di una mutazione piuttosto comune, di una patologia che però è rara, come precisa Benjamin Haibe-Kains, co-autore senior dello studio. Per questa ragione “la generazione di dati sufficienti a sequenziare e comprendere la biologia di questa mutazione è molto impegnativa”.


I ricercatori hanno usato un modello computazionale avanzato che è stato costruito su misura per analizzare l’RNA dalle cellule leucemiche dei pazienti ottenute dalla Leukemia Live Cell Tissue Bank, insieme ad altri dati pubblicati da studi sulla leucemia mutante NPM1.


“Abbiamo sviluppato un modello di apprendimento automatico che è stato in grado di discriminare chiaramente due sottotipi di LMA con mutazioni di NPM1 nei set di dati raccolti dai pazienti”, continua Haibe-Kains.


Utilizzando l’analisi di espressione genica (RNA-seq), l’epigenomica (ATAC-seq) e l’immunofenotipizzazione (CyToF), i ricercatori hanno associato ogni sottotipo a specifiche caratteristiche molecolari, stato di differenziazione della malattia e sopravvivenza del paziente.


Questi due sottotipi, “primitivo” (primitive) e “impegnato” (committed) esprimono geni diversi e lo studio suggerisce anche che alcuni farmaci già utilizzati per trattare altri tipi di cancro potrebbero essere efficaci nel sottotipo primitivo. “Una volta che siamo stati in grado di identificare il pattern di ciascun sottotipo, abbiamo analizzato i dati di farmacogenomica esistenti per identificare i farmaci che potrebbero essere in grado di trattare un sottotipo o l’altro”, precisa Haibe-Kains.


Gli esperimenti in laboratorio hanno suggerito l’efficacia, nel sottotipo primitivo, degli inibitori della chinasi, che potrebbero essere poi impiegati negli studi clinici.


Fonte: Nature Communications

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