Il dolore nell’Hiv legato alle aspettative del cervello

Mentre i progressi medici aiutano le persone con Hiv a sopravvivere più a lungo, c’è un crescente bisogno di trattare i loro sintomi cronici. Uno dei più comuni è il dolore neuropatico, quello causato da danni al sistema nervoso.


La polineuropatia sensoriale distale (Dsp) è il problema neurologico più diffuso nell’infezione da Hiv, che colpisce il 50% di tutti coloro che hanno il virus. La maggior parte delle persone con Dsp descrive sensazioni di intorpidimento, formicolio e bruciore alle mani o ai piedi, che compromettono il funzionamento quotidiano e possono portare a disoccupazione e depressione.


In un nuovo studio, i ricercatori hanno osservato modelli unici di attività cerebrale in pazienti Hiv-Dsp quando hanno sperimentato uno stimolo doloroso. Rispetto ad altri pazienti con Hiv, quelli con Dsp hanno mostrato una maggiore attività nell’insula anteriore, un’area del cervello coinvolta nella previsione ed elaborazione emotiva del dolore.


Per gli esperti, questo significa che quest’area sta formando delle aspettative su ciò che sta per accadere. Queste aspettative di dolore giocano un ruolo importante nel determinare quanto dolore si prova effettivamente.


I partecipanti allo studio hanno ricevuto stimoli termici dolorosi sui piedi o sulle mani, mentre la loro attività cerebrale veniva misurata con la risonanza magnetica funzionale. Un segnale visivo permetteva loro di sapere quando uno stimolo doloroso stava arrivando, e una volta iniziato, un conto alla rovescia numerico mostrava quanto tempo sarebbe durato lo stimolo.


I ricercatori hanno confrontato l’attività cerebrale dei pazienti all’inizio delle prove di dolore breve e lungo. L’intensità dello stimolo non era diversa, ma quando i pazienti sapevano che sarebbe durato più a lungo, l’insula anteriore era più attiva.


Questo significa che un aspetto chiave del dolore nella neuropatia è la reazione all’idea che il dolore durerà: se sappiamo che il dolore sarà breve, teniamo duro e lo assorbiamo, mentre se ci aspettiamo un dolore prolungato il nostro cervello lo percepirà come opprimente.


Cosa significa questo per i pazienti Hiv-DSP? Un’altra scoperta nello studio può suggerire una soluzione. I ricercatori hanno trovato un modello diverso nella corteccia cingolata anteriore dei pazienti, un’area del cervello coinvolta nella regolazione dei sentimenti soggettivi di sgradevolezza del dolore. Più alta era l’attività del cingolo, meno le persone percepivano il loro dolore come interferente con la loro vita quotidiana. Ridurre l’attività dell’insula anteriore o aumentare l’attività del cingolo può quindi migliorare i risultati del dolore per i pazienti Hiv-Dsp.


Fonte: Brain Communications

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