
Medicina generale. Arrivano 900 borse di formazione in più all’anno fino al 2025. Il Ministro Speranza firma il decreto
“Ho appena firmato il decreto che finanzia 900 borse di formazione aggiuntive ogni anno, da qui al 2025, per i […]
Il mal di schiena è stato associato a un modesto aumento della mortalità per tutte le cause tra le donne, secondo i risultati di una revisione sistematica e metanalisi pubblicata sul Journal of General Internal Medicine.
“Come medico che si prendeva cura di pazienti con mal di schiena, avevo sentito altri medici o ricercatori dire che il mal di schiena è invalidante, ma non ti uccide” spiega Eric Roseen, della Boston University School of Medicine, primo autore dello studio. “Ma – prosegue – ho pensato che se il mal di schiena è la principale causa mondiale di disabilità e se la disabilità è associata alla mortalità, allora il mal di schiena invalidante o che limita l’attività può essere associato alla mortalità”.
Per testare questa ipotesi, i ricercatori hanno esaminato 11 studi prospettici di coorte, per un totale di 81.337 adulti, che hanno valutato l’associazione tra il mal di schiena e la mortalità per tutte le cause. Cinque degli studi sono stati condotti nei paesi scandinavi, tre nel Regno Unito e uno negli Stati Uniti, in Israele e in Australia.
Gli esperti hanno visto che la presenza di mal di schiena non era associata a un aumento della mortalità in generale, ma lo era negli studi che coinvolgevano solo donne e adulti con mal di schiena più grave. Questo riscontro è coerente con gli studi su altre patologie muscoloscheletriche comuni.
Gli autori sottolineano che i pazienti con mal di schiena dovrebbero continuare a fare le loro attività quotidiane fino a quando non possono più tollerare il dolore, e che dovrebbero provare come prima cosa dei trattamenti non farmacologici.
“I pazienti a volte scoprono che uno di questi approcci può funzionare meglio per loro, anche se sono necessarie ulteriori ricerche per abbinare i pazienti a terapie particolari. Il mal di schiena si ripresenta spesso nel tempo e questi trattamenti non farmacologici possono essere utilizzati in sicurezza per gestire le riacutizzazioni dei sintomi, mentre i farmaci sono in genere raccomandati solo per l’uso a breve termine, a causa degli effetti indesiderati” concludono gli esperti.
Fonte: Journal of General Internal Medicine