Il miele grezzo migliora la salute cardiometabolica

Il miele migliora le misure chiave della salute cardiometabolica, compreso il colesterolo, specialmente se è grezzo e proviene da un’unica fonte floreale, secondo uno studio pubblicato su Nutrition Reviews.

“Precedenti ricerche hanno dimostrato che il miele può migliorare la salute cardiometabolica, specialmente negli studi in vitro e sugli animali. Abbiamo condotto una revisione sistematica e una metanalisi degli studi clinici sul miele, e abbiamo scoperto che questo alimento è stato in grado di abbassare la glicemia a digiuno, il colesterolo totale e il colesterolo LDL, i trigliceridi e un marcatore di steatosi epatica, nonché di aumentare il colesterolo HDL e alcuni marcatori di infiammazione” spiega John Sievenpiper, della University of Toronto, in Canada, autore senior dello studio.

I ricercatori hanno valutato 18 studi controllati per un totale di 1.100 partecipanti e hanno visto che, pur essendoci una scarsa certezza delle prove per la maggior parte delle ricerche, il miele produceva costantemente effetti neutri o benefici, a seconda della lavorazione, della fonte floreale e della quantità. La dose giornaliera media di miele negli studi era di 40 grammi, o circa due cucchiai, e la durata media dell’osservazione era di otto settimane. Il miele grezzo ha portato molti effetti benefici negli studi, così come il miele provenienti da fonti monofloreali, come la robinia (miele di acacia) e il trifoglio. Gli esperti sottolineano che il miele trasformato perde molti dei suoi effetti sulla salute dopo la pastorizzazione, ma che l’effetto di una bevanda calda sul miele grezzo dipende da diversi fattori e probabilmente non riesce ad eliminare tutte le sue proprietà benefiche.

“Non diciamo che le persone dovrebbero utilizzare il miele se al momento evitano lo zucchero, ma se stanno usando zucchero o un altro dolcificante, cambiarlo con il miele potrebbe ridurre i rischi cardiometabolici” concludono gli autori.

Fonte: Nutr Rev. 2022

https://academic.oup.com/nutritionreviews/advance-article/doi/10.1093/nutrit/nuac086/6827512

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