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L’infiltrazione delle cellule T regolatrici nel tumore al seno metastatico potrebbe essere considerato un fattore prognostico e diventare un bersaglio terapeutico. È quanto emerge da uno studio condotto dai ricercatori della Lund University, in Svezia e pubblicato dalla rivista Breast Cancer Research.
Le pazienti con diagnosi di carcinoma mammario metastatico hanno una sopravvivenza mediana di circa 2 anni. I ricercatori hanno valutato il modo in cui il paesaggio immunitario del tumore cambia con la progressione metastatica e hanno chiarito il ruolo prognostico delle cellule immunitarie che si infiltrano nei tumori primari, nei linfonodi corrispondenti e, soprattutto, nelle metastasi a distanza.
I linfociti T e i linfociti T regolatori erano le cellule immunitarie clinicamente più importanti nei tumori primari. L’infiltrazione di queste due popolazioni cellulari nei tumori primari era correlata alla proliferazione delle cellule tumorali e alla negatività al recettore degli estrogeni.
L’infiltrazione di entrambi i linfociti era meno presente nei tumori di sottotipo luminale A, l’infiltrazione dei T regolatori era correlata al sottotipo luminale B e al triplo negativo.
Nei tumori primari, l’infiltrazione dei linfociti T era un fattore prognostico indipendente per la sopravvivenza libera da recidiva, mentre l’infiltrazione di T regolatori era un fattore prognostico indipendente per la sopravvivenza specifica del cancro al seno. Inoltre, le pazienti con cancro al seno con infiltrazione di T regolatori nelle loro metastasi a distanza avevano una scarsa sopravvivenza post-recidiva.
I livelli di infiltrazione di T regolatori cambiano con la progressione del tumore metastatico, ma i ricercatori non hanno osservato una tendenza verso un’infiltrazione inferiore o superiore.
Ne hanno concluso che l’infiltrazione di linfociti T regolatori potrebbe avere un’applicabilità clinica come biomarcatore prognostico, poiché è caratteristica delle pazienti con carcinoma mammario metastatico con prognosi peggiore e, di conseguenza, potrebbe diventare un bersaglio immunoterapeutico nelle pazienti con carcinoma mammario metastatico.
Fonte: Breast Cancer Research