
Disinfettanti alcolici usati per COVID-19: sono causa di riacutizzazione nei bambini con DA
La frequente pulizia delle mani con disinfettanti a base alcolica richiesta nelle scuole a causa del COVID-19 è un trigger […]
I test diagnostici per le infezioni da funghi non sono basati su metodiche standard e ciò rappresenta uno dei motivi per i quali il trattamento di queste malattie rimane difficile. Inoltre, a complicare ulteriormente l’adozione delle opportune terapie, gli strumenti a disposizione per la cura sono limitati e, in aggiunta, esistono interazioni spesso controindicate tra i farmaci immunosoppressori utilizzati per combattere l’infiammazione, come per esempio quelli necessari per la terapia dei malati gravi di COVID-19, e i farmaci antimicotici.
L’insorgenza di queste condizioni morbose in pazienti con COVID-19, già vulnerabili a causa della patologia virale e problematici da curare, rappresenta un doppio dramma per i malati ma anche una disfatta per gli operatori sanitari e la finanza pubblica.
Fin dall’inizio della pandemia sostenuta dal coronavirus SARS-CoV-2, che risale alla fine del 2019, sono stati numerosi i casi di infezioni micotiche pericolose insorti nelle persone che avevano contratto il COVID-19 e sono ben documentati dagli articoli pubblicati nella letteratura medica.
Un’efficace gestione di queste malattie appare quindi indispensabile e, per raggiungere tale obiettivo, è necessario affrontare ostacoli diagnostici e di cura nonché rilevare i fattori di rischio e le relazioni esistenti con le terapie immunosoppressive messe in atto per contrastare il COVID-19.
Un team di esperti ha condotto una revisione sistematica della situazione attuale con la finalità di analizzare i vari aspetti che riguardano gli agenti micotici più di frequente coinvolti nelle infezioni dei malati di COVID-19: Candida, Aspergillus e Mucorales.
Fonte: Microbes Infect. 2022
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1286457922001095?via%3Dihub