Ipertensione: differenze nella terapia e negli esiti non sono “sessiste”

Uno studio pubblicato su BMC Public Health ha trovato che tra i pazienti ipertesi ci sono differenze di genere nel consumo di farmaci e nella mortalità, ma che queste variabili non sono attribuibili a uno svantaggio socio-culturale della donna.

“Abbiamo cercato di valutare l’eventuale presenza di differenze di genere nell’uso di farmaci e nella mortalità in una coorte di pazienti affetti esclusivamente da ipertensione, in 193 comuni della Regione Lombardia, compresa l’area metropolitana di Milano” spiega David Consolatio, dell’ATS della Città metropolitana di Milano, autore principale dello studio.

I ricercatori hanno studiato retrospettivamente i dati di 232.507 pazienti da registri ufficiali. Sono stati identificati i pazienti ipertesi nel 2017, e le differenze di genere nell’uso dei farmaci e i decessi per tutte le cause e per malattie cardiovascolari sono stati valutati a due anni di follow-up in modelli di regressione logistica aggiustati per classe di età, indice di deprivazione basato sul censimento, nazionalità e patologie pre-esistenti. Sono stati anche testati modelli stratificati per età, indice di deprivazione e compliance terapeutica.

Nel complesso, le donne avevano maggiori probabilità di essere trattate con farmaci, ma minori probabilità essere aderenti alla terapia, e di morire, per tutte le cause o per malattie cardiovascolari. Tutti i risultati presentavano chiare differenze di sesso tra le classi di età. Confrontando i pazienti con aderenza al farmaco, le donne avevano una probabilità di morte per tutte le cause inferiore rispetto agli uomini, con un effetto protettivo in riduzione all’aumentare dell’età, mentre non sono emerse differenze di genere rispetto alla mortalità nei pazienti che non seguivano la terapia.

“I risultati raggiunti, con marcati effetti dipendenti dall’età negli esiti studiati, suggeriscono un ruolo preminente per le differenze innate di sesso nella suscettibilità biologica alla malattia, per cui le donne trarrebbero vantaggio dagli effetti protettivi delle loro caratteristiche fisiologiche innate, soprattutto prima dell’inizio della menopausa” concludono gli autori.

Fonte: BMC Public Health. 2022 Apr 15;22(1):768. doi: 10.1186/s12889-022-13052-9.

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