La fiducia sociale nella scienza condiziona la fiducia individuale nei vaccini

Il mondo aspetta con impazienza che l’uso dei vaccini porti alla fine della pandemia da Covid-19. Si sa che, affinché i vaccini siano efficaci nel controllo e nell’eliminazione dei virus, non solo devono proteggere gli individui dall’infezione, ma devono anche essere assunti da una percentuale sufficientemente ampia della popolazione per ottenere l’immunità di gregge.


Come sottolineano Ian Brunton-Smith, dell’Università del Suurrey, Patrick Sturgis e Jonathan Jackson della London School of Economics and Political Science in un articolo pubblicato dalla rivista Nature Human Behaviour, ci sono, anche oggi, in molti Paesi, delle minoranze sostanziali che esitano a vaccinarsi.


Nel loro studio gli autori hanno analizzato i dati del sondaggio Wellcome Global Monitor del 2018 che copre oltre 120.000 intervistati in 126 Paesi per valutare come la fiducia nella scienza, a livello sociale e non solo individuale, sia correlata alla fiducia nei vaccini.


“Sebbene l’attenzione degli studiosi fino ad oggi si sia concentrata quasi interamente sulla fiducia nei vaccini a livello individuale, dimostriamo nello studio che i fattori a livello macro svolgono un ruolo importante nella comprensione della propensione individuale a essere fiduciosi riguardo alla vaccinazione”, scrivono.


Dalla loro analisi è emerso che nei Paesi con un alto livello di fiducia nella scienza, è più probabile che le persone abbiano fiducia nella vaccinazione, al di là della loro fiducia nella scienza a livello individuale. Inoltre, nei paesi con un alto livello di consenso sull’affidabilità della scienza e degli scienziati, la correlazione positiva tra fiducia nella scienza e fiducia nei vaccini è più forte che in paesi in cui il livello di consenso sociale è più debole.


“I dati del Wellcome Global Monitor sono stati raccolti prima dell’inizio della pandemia di Covid-19, quindi dobbiamo essere cauti nell’estrapolare questi risultati all’attuale contesto straordinario”, sottolineano gli autori.


Fonte: Nature Human Behaviour

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