
Principali fattori di rischio della malattia renale diabetica: approfondimenti
Yucong Zhou e colleghi hanno condotto uno studio con la finalità di identificare i principali fattori di rischio per la […]
Uno studio trasversale condotto su oltre diecimila adulti in Iran, nell’ambito dello Zahedan Adult Cohort Study, ha mostrato un’associazione significativa tra inattività fisica e aumento del rischio di diabete mellito di tipo 2 (T2DM). I risultati, pubblicati su Health Science Reports, evidenziano come l’attività fisica, anche in presenza di altri fattori di rischio, contribuisca a ridurre la probabilità di sviluppare la patologia.
“Considerando l’impatto dello stile di vita sul diabete di tipo 2, abbiamo voluto indagare la relazione tra intensità dell’attività fisica e presenza di T2DM, distinguendo tra soggetti sedentari e attivi arruolati nello Zahedan Adult Cohort Study, nell’ambito del più ampio progetto PERSIAN,” afferma Tahereh Dehdari, della Iran University of Medical Sciences, Teheran, Iran, prima autrice dello studio.
La ricerca, basata su dati raccolti tra il 2015 e il 2019, ha incluso 10.004 adulti di età compresa tra 35 e 70 anni. Le informazioni sono state ottenute tramite questionari su condizioni generali, status socioeconomico, abitudini di sonno, anamnesi medica e livello di attività fisica, mentre le misurazioni antropometriche e i parametri biochimici sono stati registrati dopo un digiuno di 12 ore. L’analisi ha rivelato che l’81,2% dei partecipanti era classificato come sedentario, mentre solo il 18,8% era attivo. I soggetti sedentari presentavano valori medi significativamente più elevati per età, indice di massa corporea (IMC), peso, durata del sonno, livelli lipidici e prevalenza di ipertensione, patologie cardiache e ictus rispetto ai soggetti attivi. Inoltre, il 21,7% della popolazione studiata presentava una diagnosi di T2DM. L’incidenza del diabete aumentava in modo proporzionale all’IMC, passando dal 4,8% nei soggetti sottopeso al 27,1% in quelli obesi. Nei partecipanti sedentari, la prevalenza era del 77%, rispetto a solo il 16% tra quelli attivi. Anche dopo aggiustamento per variabili demografiche, profilo lipidico, durata del sonno e familiarità per diabete, lo stile di vita attivo è risultato significativamente protettivo rispetto al rischio di sviluppare diabete di tipo 2. “Questi dati confermano l’importanza delle politiche sanitarie pubbliche volte a promuovere l’attività fisica come strategia fondamentale per la prevenzione del T2DM, in particolare nei contesti ad alta prevalenza di sedentarietà” concludono gli autori.
Fonte: Health Sci Rep. 2025
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1002/hsr2.70658
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