La variabilità della pressione diastolica da anziani si lega a deterioramento cognitivo

Un’analisi longitudinale ha rilevato che la variabilità della pressione diastolica (DBP) da una visita all’altra negli anziani si associa a deterioramento cognitivo.

“Tali dati offrono il primo passo per la dimostrazione di un’associazione tra variabilità della pressione diastolica (DBPV) e cognizione in una popolazione australiana”, spiegano Ruth Peters di Neuroscience Research Australia a Sydney, e Phillip Tully dell’Università del New England ad Armidale, autori dello studio. “I prossimi passi riguarderanno l’indagine di un nesso di causalità”.

Lo studio

Come riportato su Hypertension, Peters, Tully e i loro colleghi hanno indagato il rapporto tra misurazioni ripetute (visita a visita) della pressione diastolica e il cambiamento delle prestazioni cognitive nell’arco di 12 anni e hanno esaminato i dati di imaging nello stesso periodo. I dati sono stati ricavati da due coorti, una di mezza età (quarantenni) e una più anziana (sessantenni).

La variabilità visita a visita della pressione arteriosa è stata calcolata usando tutte le misurazioni durante il follow-up e ha incluso la deviazione standard (SD) di pressione arteriosa, pressione diastolica e pressione di pulsazione medie durante tutto il follow-up.

I dati sui cambiamenti cognitivi erano disponibili per 1.054 soggetti di mezza età (età al basale 42,7 anni) e 1.233 anziani (età al basale 62,5 anni). I dati di imaging erano disponibili rispettivamente per 168 e 233 partecipanti.

Nella coorte dei quarantenni non sono emersi pattern chiari nei rapporti tra pressione, variazione della pressione, variabilità della pressione e prestazioni cognitive.

Nella coorte dei sessantenni non sono state osservate associazioni tra la pressione o una sua variazione e il cambiamento nelle prestazioni cognitive.

Tuttavia, dopo l’aggiustamento per molteplici fattori, tra cui dati demografici dei pazienti, fattori legati allo stile di vita e farmaci antipertensivi o per il colesterolo, una maggiore variabilità della pressione diastolica nella coorte dei sessantenni si associava a un calo di -1,95 punti al symbol digit modalities test (associazione di simboli a numeri) e di -0,42 punti nelle prestazioni al Purdue pegboard test, usando la mano dominante.

Inoltre, solo per la coorte dei sessantenni, sono state osservate associazioni tra variabilità della pressione e volume delle iperintensità della sostanza bianca (WMHV); tali associazioni sono rimaste dopo l’aggiustamento per il tasso di false scoperte (FDR).

Nello specifico, per la pressione diastolica, un coefficiente di variabilità maggiore di 0,1 unità nei 12 anni di follow-up si associava a un WMHV superiore del 37%. Anche una SD più elevata nella pressione diastolica si correlava a un maggior WMHV (aumento del 50% per ogni aumento di 10 mm Hg nella SD) dopo l’aggiustamento per FDR.

Fonte: Hypertension ( https://bit.ly/36SKm5C )

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