L’attivazione della microglia protegge dall’accumulo di aggregati tau 

Le cellule microgliali possono essere attivate in modi diversi in diverse malattie neurologiche come l’Alzheimer e il Parkinson. A seconda di come vengono attivati, possono sia guidare che rallentare lo sviluppo della malattia. I ricercatori dell’Università di Lund e del Karolinska Institutet hanno ora dimostrato che un certo tipo di attivazione delle cellule microgliali innesca meccanismi protettivi infiammatori nel sistema immunitario. Lo studio è stato pubblicato dalla rivista Nature Aging.

Una delle proteine ​​che si trova sulla superficie delle cellule microgliali è TREM2. Quando si verifica una mutazione insolita in questa proteina, aumenta il rischio di sviluppare l’Alzheimer. Tuttavia, quando la proteina è attivata, può invece essere protettiva.

Gli autori hanno misurato il marcatore microgliale TREM2 solubile e i marcatori di stadio 2 di attivazione microgliale associati alla malattia AXL, MERTK, GAS6, LPL, CST7, SPP1 e CSF1 in individui non affetti da demenza della coorte svedese BioFINDER-2 che sono stati sottoposti a tomografia a emissione longitudinale di tau-positroni (PET), amiloide-PET e valutazione cognitiva globale. Per valutare se i marcatori microgliali al basale avessero un effetto sui cambiamenti correlati all’Alzheimer, hanno studiato tre sottogruppi di individui: 121 con evidenza di patologia PET-amiloide (A+), 64 con evidenza aggiuntiva di patologia tau-PET (A+T+) e 159 senza patologia PET-amiloide o tau (A−T−). I  risultati hanno mostrato che l’aumento dei livelli di TREM2 era associato a un più lento accumulo di amiloide negli individui A+ oltre a una più lenta deposizione di tau e declino cognitivo nei soggetti A+T+. Allo stesso modo, livelli più alti di AXL, MERTK, GAS6, LPL, CST7 e CSF1 hanno predetto un accumulo di tau più lento e/o un declino cognitivo nel gruppo A+T+.

In alcuni studi sugli animali, è stato precedentemente osservato che le cellule microgliali possono fagocitare le proteine ​​tau. Secondo gli autori questo meccanismo potrebbe essere alla base di ciò che accade nella loro ricerca. Oskar Hansson, uno dei ricercatori che ha diretto lo studio, ritiene che i risultati siano particolarmente interessanti, dato che diverse aziende farmaceutiche stanno ora sviluppando anticorpi in grado di attivare in particolare il TREM2, e spera in un futuro metodo di cura per la malattia di Alzheimer.

Fonte: Nat Aging 2022

https://www.nature.com/articles/s43587-022-00310-z

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