Lo psicologo per tutti. Ecco le linee di indirizzo del ministero per far sì che il supporto psicologico non sia più un “bene di lusso”

“Sinora in Italia le attività psicologiche e psicoterapiche sono state trattate come un bene di lusso e non essenziale (se vuoi lo psicologo o lo psicoterapeuta te lo devi pagare), impedendo l’attivazione di programmi di promozione/prevenzione (che solo nel pubblico sono gestibili) e una risposta pubblica alle esigenze di sostegno e psicoterapia: ne deriva che si è privato dell’aiuto psicologico proprio le fasce sociali più deboli e fragili, causando un generale aggravamento delle situazioni”. 

Partendo da questa premessa il Tavolo di lavoro per la Psicologia istituito presso il ministero della Salute ha redatto le “Linee di Indirizzo per la funzione della Psicologia nel Ssn”, approdate ora sul tavolo della Conferenza Unificata con l’obiettivo di far diventare le attività psicologiche un servizio sanitario pubblico alla portata di tutti.

“La pandemia – si legge ancora nel documento – ha mostrato chiaramente che ogni situazione di salute ha un importante risvolto psicologico: i dati desunti dalla letteratura scientifica italiana e internazionale rilevano che la maggior parte dei ricoverati nelle terapie intensive per COVID-19 ha problemi/sequele psicologiche significative (anche di tipo cognitivo che richiedono riabilitazione neuropsicologica), ma che anche la maggior parte dei ricoverati, buona parte dei positivi in quarantena ed una percentuale importante della popolazione generale, soprattutto nelle fasce più giovani, ha avuto e ha problemi psicologici significativi. Anche il cosiddetto ‘long COVID-19‘ è caratterizzato da problemi di questo tipo, soprattutto nella componente cognitiva e dell‘umore”. 

“Aiutare la psiche – questa una delle prime conclusioni del Tavolo – vuol dire aiutare la vita, sia prevenendo comportamenti a rischio, disturbi e malattie, sia rendendo più efficaci le cure e la gestione delle situazioni croniche”. 

Ma per rendere fattibile tutto ciò occorre raggiungere un’ottimizzazione organizzativa e la massima integrazione delle competenze e delle attività psicologiche con quelle complessive del Ssn in una logica di “sistema a rete”.

E poi offrire il massimo apporto alla valorizzazione di un sistema incentrato sui bisogni reali della persona, su un approccio preventivo, proattivo, di promozione delle risorse, e sulla casa come primo luogo di cura, prossimità e continuità tra i diversi livelli del sistema (dalla casa all’ospedale). Valorizzare il ruolo della Psicologia per un approccio integrato (multidisciplinare e multiprofessionale) alla persona e come ponte tra gli aspetti sanitari e sociali, anche per generare risparmi e attraverso interventi più appropriati e costo efficaci.

Insomma, l’intento generale è quello di raggiungere una maggiore uniformità ed appropriatezza organizzativa (quindi una migliore equità nei confronti del cittadino-utente) e rendere applicabile, in una logica di appropriatezza e massima integrazione, la mission assegnata alla professione psicologica-psicoterapica dalla normativa vigente (dal Dpcm sui nuovo Lea, che contiene una serie di riferimenti alle prestazioni di tipo psicologico e psicoterapico alla legge 176 del 2020 che prevede l’ottimizzazione organizzativa degli Psicologi nelle aziende sanitarie) e dal Pnrr.

Il documento definisce quindi i criteri e i fattori di qualità di base delle Strutture di Psicologia che operano a livello territoriale e/o ospedaliero, anche alla luce delle indicazioni della L.176/2020 (art. 20 bis) sulla possibilità di organizzazione dell’attività degli psicologi del Ssn, dipendenti e convenzionati, in un‘unica funzione aziendale.

Suddivise in tre capitoli, le linee guida offrono: una panoramica sullo stato dell’arte della psicologia nel nostro Paese e la normativa che l’accompagna; una disamina dei servizi di psicologia nei vari ambiti di competenza (dall’infanzia, adolescenza alla famiglia, puerperio, gravidanza, dal maltrattamento e abuso all’affido e adozione, dalla Psicologia ospedaliera e penitenziaria fino alla gestione dell’Emergenza e delle catastrofi, per citarne alcuni), le relative raccomandazioni da seguire, gli standard da rispettare per raggiungere l’omogeneità.

Ma quali sono gli scenari attuali? In Italia, si legge nel documento, c’è una “diseguale distribuzione delle strutture/servizi di Psicologia a livello nazionale/regionale” con quadri normativi estremamente differenti tra le Regioni, ed anche una “grande eterogeneità tra gli erogatori professionali, sia in termini di modelli organizzativi che delle attività”, con sovrapposizioni tra servizi e professioni competenti, una dispersione delle risorse e una frammentazione delle risposte attraverso la presenza sporadica di psicologi (raramente strutturati e più frequentemente con forme di contratto precarie, su singoli progetti) presso i servizi/Unità operative. Criticità, si osserva nel documento, legate alla mancanza di una programmazione nazionale, alla persistenza di visioni culturali e scientifiche obsolete, al fatto che si tratta di attività spesso innovative e comunque di più recente ingresso nel servizio sanitario rispetto ad altre. Soprattutto criticità che costituiscono un costo importante del Sistema.

Le dotazioni di personale. Il documento snocciola i dati relativi alla dotazione di dirigenti psicologi complessiva nel Ssn. Secondo gli Annuari Statistici del Ministero della Salute, dal 2013 al 2017 in Italia si assiste ad una diminuzione totale di 506 unità di personale: un dato medio nazionale di n. 9,5 unità ogni 100mila abitanti si è passati a 8,5 unità. Tra il 2017 ed il 2020 si è assistito ad una progressiva stabilizzazione del numero di psicologi nel Ssn, con riduzione degli psicologi dipendenti a tempo indeterminato ed un incremento degli psicologi in rapporto di convenzionamento. Nei consultori (Rapporto dell’Iss) la figura dello psicologo è stata definita con un rapporto di 2,38/100mila abitanti per le sole attività individuate dalla legge 405/1975, e solo poche regioni riescono a soddisfare questo standard. È scarso il numero di psicologi ospedalieri, con un rapporto di 2,2 Ue ogni 100mila abitanti. Uno studio effettuato dal Crea nel 2019 sul fabbisogno di Psicologi per il trattamento psicoterapico dei più comuni disturbi psicologici, come ansia e depressione, secondo i parametri di efficacia definiti a livello nazionale internazionale, è di uno psicologo ogni 1.500 abitanti.

I requisiti da soddisfare e indicatori di valutazione. Il documento propone una Check-List che va incontro alle esigenze di verifica del funzionamento delle Strutture di Psicologia e facilita una loro comparazione, relativamente all’appropriatezza organizzativa. Si individua quindi una prima lista di criteri di qualità organizzativa del Servizio di Psicologia nelle tre macro dimensioni: della struttura; dei processi gestionali; di integrazione delle attività e del sistema qualità, all’interno del quale trova posto l’orientamento alla valutazione degli esiti e dei risultati delle attività. “Ciò che qualifica il sistema di valutazione – si sottolinea nel documento – sono senz’altro i requisiti da soddisfare che sono definiti e declinati, di volta in volta, in criteri”.

Per conoscere, indirizzare e regolare le funzioni assistenziali della Psicologia, le linee guida individuano poi cinque indicatori di base per misurare e valutare l’attività delle Strutture di Psicologia (Indicatori di utenza, di struttura, di accessibilità, di processo ed esito, indicatori di costo).

E ancora, in attesa della realizzazione della prospettiva ottimale di una rete informatica/portale dedicata, che consenta l’agevole registrazione e confronto dei dati di tutte le prestazioni erogate dagli Psicologi, le linee guida raccomandano l’utilizzo di un foglio elettronico con funzioni di database che “preveda la rilevazione di almeno gli indicatori descritti, come standard di base, omogeneo per tutti i servizi del Ssn”.

Per quanto riguarda gli strumenti di misurazione dell’esito e del cambiamento, il documento avverte che “citare una misura specifica non significa non che sia migliore delle altre, così come il fatto che una misura non sia presente non indica che non sia adeguata. Non esistono misure perfette e nessuna è ottimale per tutti gli usi“. In ogni modo vengono indicate misure per specifiche modalità terapeutiche e generali; per gruppi di utenti; per ‘area problematica’ e sulla Qualità della vita.

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