Obesità pregravidica e rischio cardiovascolare

Un recente studio pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology ha analizzato il ruolo delle complicanze ostetriche nel mediare il legame tra obesità pregravidica e fattori di rischio cardiovascolare in età adulta. Sebbene l’obesità prima della gravidanza sia un noto fattore modificabile associato sia a esiti ostetrici avversi (APOs) sia a malattie cardiovascolari (CVD), resta da chiarire se tali complicanze agiscano da semplici marcatori o da veri mediatori nel percorso verso il rischio cardiovascolare.

Lo studio ha incluso 4.269 partecipanti alla coorte internazionale HAPO FUS (Hyperglycemia and Adverse Pregnancy Outcomes Follow-Up Study), tutte reclutate in gravidanza a 28 settimane di gestazione (range 24–32 settimane) e senza ipertensione o diabete preesistenti. Le partecipanti sono state riesaminate mediamente 11,6 anni dopo il parto. L’analisi si è focalizzata su tre marcatori cardiovascolari in età adulta: pressione arteriosa media (MAP), trigliceridi e emoglobina glicata (HbA1c), indagando il grado in cui il diabete gestazionale (GDM) e le patologie ipertensive insorte in gravidanza (HDP) mediassero l’associazione con l’indice di massa corporea (BMI) pregravidico.

I risultati hanno mostrato che il 10,6% delle donne aveva obesità prima della gravidanza, mentre GDM e HDP si manifestavano rispettivamente nel 13,8% e 10,7% dei casi. Le donne con obesità pregravidica, rispetto a quelle con BMI normale, presentavano livelli più elevati di MAP (+7,0 mm Hg), trigliceridi (+28,5 mg/dL) e HbA1c (+0,3%) all’età media di 41,7 anni.

L’analisi di mediazione ha rivelato che il GDM contribuiva al 24,6% dell’associazione tra obesità e aumento dell’HbA1c, mentre le HDP mediavano il 12,4% dell’associazione tra obesità e MAP. Ciò suggerisce che, sebbene le complicanze ostetriche abbiano un ruolo nel percorso tra obesità e rischio cardiovascolare, esse ne spiegano solo una parte.

In conclusione, lo studio sottolinea l’importanza di interventi di gestione del peso già prima della gravidanza, non solo per ridurre gli esiti ostetrici avversi, ma anche per migliorare la salute cardiovascolare materna a lungo termine.

Fonte: J Am Coll Cardiol. 2025

https://www.jacc.org/doi/10.1016/j.jacc.2025.02.033

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