
Batterio della bocca può aumentare il rischio di malattia cardiaca
L’infezione provocata da un batterio che causa gengiviti e alito cattivo, il Fusobacterium nucleatum, può aumentare il rischio di malattie […]
In Pronto Soccorso (PS), il riconoscimento precoce e accurato dell’infezione è fondamentale per avviare una terapia antibiotica, ma la presentazione iniziale dei pazienti è variabile e scarsamente caratterizzata. In particolar modo, nei casi di linfopenia, la condizione è comunemente associata a batteriemia e scarso esito nei pazienti in terapia intensiva. Pertanto, gli esperti hanno voluto studiare retrospettivamente la prevalenza dell’infezione acquisita in una coorte di pazienti non selezionati ricoverati in PS con sintomi indifferenziati e grave linfopenia.
Sono stati inclusi nello studio i pazienti adulti consecutivi ricoverati in PS con linfopenia grave (conta linfocitaria < 0,5 G/L) e sono stati esclusi quelli che presentavano malattie ematologiche o oncologiche, infezione da HIV, deficit epatocellulare, immunosoppressione o pazienti di età superiore a 85 anni. Le diagnosi di infezione sono state poi convalidate da un comitato di aggiudicazione indipendente e l’associazione tra i vari parametri e l’infezione è stata valutata utilizzando un’analisi di regressione logistica multivariata.
Su 953 pazienti ricoverati in pronto soccorso con linfopenia grave, 245 sono stati presi a riferimento: in 159 pazienti è stata confermata la condizione di linfopenia (batterica: 60%, virale: 30%, altra: 10%), ma solo 61 pazienti sono stati indirizzati al pronto soccorso per sospetta infezione. Nell’analisi univariata, i criteri SIRS e la temperatura ≥ 38,3 °C erano fortemente associati all’infezione, mentre nell’analisi multivariata gli stessi criteri erano indipendentemente associati all’infezione.
In conclusione, la prevalenza dell’infezione sottostante è elevata nei pazienti ricoverati in pronto soccorso con linfopenia, indipendentemente dal motivo del ricovero. Se però la linfopenia possa costituire un valido marker di infezione sottostante in questo contesto clinico resta ancora da confermare.
Fonte: BMC Infectious Disease – https://doi.org/10.1186/s12879-022-07295-5