Pazienti con malattia renale che rinunciano alla dialisi

Sulla base dei trattamenti operati sui pazienti con malattia cronica avanzata, è chiaro sempre più quanto sia necessaria una maggior comprensione degli esiti a lungo termine dei malati non trattati con la dialisi di mantenimento, così da poterne migliorare il processo decisionale condiviso e le pratiche di cura.

Gli esperti hanno provato a valutare la sopravvivenza, l’uso delle risorse sanitarie, i cambiamenti nella qualità della vita e l’assistenza alla fine della vita dei pazienti con malattia renale avanzata che rinunciano alla dialisi.

Dapprima hanno fatto riferimento ai database di MEDLINE, Embase (Excerpta Medica Database) e CINAHL (Cumulative Index of Nursing and Allied Health Literature), utili alla ricerca di tutti gli studi longitudinali in lingua inglese di adulti in cui vi era una decisione esplicita di non proseguire la dialisi di mantenimento. Due ricercatori hanno perciò esaminato in modo indipendente tutti gli studi e hanno selezionato quelli che riportavano la sopravvivenza, l’uso delle risorse sanitarie, i cambiamenti nella qualità della vita o l’assistenza di fine vita durante il follow-up. Sono stati esclusi gli studi sui pazienti che hanno iniziato e poi interrotto la dialisi di mantenimento e sui pazienti in cui non era chiaro che vi fosse una decisione esplicita di rinunciare alla dialisi.

41 studi di coorte comprendenti 5.102 pazienti sono stati inclusi in questa revisione sistematica. La sostanziale eterogeneità nei disegni e nelle misure degli studi utilizzati per riportare i risultati ha limitato la comparabilità tra le ricerche. I pazienti generalmente hanno subito da 1 a 2 ricoveri ospedalieri, da 6 a 16 giorni di degenza, da 7 a 8 visite cliniche e 2 visite al pronto soccorso per persona all’anno. Durante un periodo di osservazione da 8 a 24 mesi, il benessere mentale è migliorato, ma quello fisico e la qualità generale della vita sono rimasti sostanzialmente stabili fino alla fine del decorso della malattia. Tra i pazienti deceduti durante il follow-up, dal 20% al 76% era arruolato in hospice, dal 27% al 68% è morto in ospedale e dal 12% al 71% è morto a casa; Dal 57% al 76% è stato ricoverato in ospedale e dal 4% al 47% ha ricevuto una procedura invasiva durante l’ultimo mese di vita.

In conclusione, molti pazienti che non seguono la dialisi sono sopravvissuti diversi anni e hanno sperimentato una qualità di vita prolungata fino alla fine del decorso della malattia. Tuttavia, l’uso dei servizi di cura per pazienti in fase avanzata era comune e l’intensità dell’assistenza di fine vita era molto variabile tra le coorti. Questi risultati suggeriscono che sono necessari approcci coerenti allo studio della gestione conservativa del rene, in modo tale da migliorare la generalizzabilità dei risultati e sviluppare modelli di cura capaci di ottimizzare sempre più i risultati tra i pazienti.

Fonte: Rete JAMA aperta – doi: 10.1001/jamanetworkopen.2022.2255

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