Proteina tau nel cervello dopo bombardamenti in zone di guerra

Una serie di nuovi biomarcatori potrebbe aiutare a identificare i soggetti esposti ad esplosioni sul campo di battaglia che svilupperanno problemi comportamentali, cognitivi e/o di memoria.

Un recente studio condotto sia su animali che sull’uomo, ha infatti rivelato un’associazione fra l’esposizione a detonazioni di dispositivi esplosivi improvvisati ed accumulo di proteina tau nel cervello, il che potrebbe spiegare la sua presenza nell’encefalopatia traumatica cronica (CTE).

Quanto riscontrato potrebbe aprire la via ad una stima più sensibile e oggettiva della degenerazione cerebrale nei soldati esposti ad esplosioni sul campo di battaglia, spiegando i susseguenti sintomi neuropsichiatrici.

Come affermato dall’autore Gregory Elder del James J. Peters VA Medical Center di New York, i traumi cerebrali ripetitivi rappresentano un significativo fattore di rischio per il susseguente sviluppo di patologie neurodegenerative, compresa la CTE.

Non sorprende infatti che sussista preoccupazione per il ruolo dei traumi cerebrali nei sintomi comportamentali e cognitivi cronici che spesso si sviluppano durante o dopo il servizio militare.

La ricerca dimostra che un veterano su 5 di ritorno dal servizio in Iraq e Afghanistan va incontro a traumi cerebrali lievi e prolungati dopo l’esposizione ad esplosioni, e la reale frequenza del fenomeno è probabilmente di gran lunga maggiore dato che la maggior parte di questi episodi non viene documentata.

Sono stati riportati diversi casi confermati di CTE fra i veterani militari.

Per quanto ricerche precedenti abbiano descritto alcune di queste patologie, la prevalenza di sottotipi patologici distinti nei veterani con sindromi cognitivo-comportamentali croniche susseguenti a traumi cerebrali da esplosioni rimane ancora da determinarsi. 

Fonte: Mol Psychiatry online 2020

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