Radicali liberi e infezioni virali, metodi di rilevamento

La formazione di radicali liberi, prodotti di scarto cellulare, esercita un ruolo spesso fondamentale nelle infezioni virali.

L’azione di contrasto nei confronti di batteri e di funghi svolta da queste molecole è ben nota mentre la loro interazione con i microrganismi virali è invece molto più complessa e varia a dipendenza del virus e dalla tipologia di radicali presa in considerazione.

In alcuni casi, infatti, la produzione di radicali liberi contribuisce a difendere l’organismo dall’attacco del patogeno riducendo la carica virale, in altri, al contrario, queste sostanze chimiche provocano alterazioni cellulari danneggiando i tessuti dell’ospite umano e favorendo così l’azione aggressiva del microrganismo. Un esempio in tal senso è rappresentato dal virus SARS-CoV-2, responsabile dell’infezione COVID-19 che ha provocato la pandemia iniziata alla fine del 2019 e tuttora in corso.

Gli scienziati hanno infatti rilevato un’associazione tra la malattia causata dal coronavirus e lo stress ossidativo, fenomeno peraltro già noto per molti altri RNA virus e anche per altre specie virali molto patogene. In questi casi, i radicali liberi aggravano il quadro clinico attraverso meccanismi patogenetici specifici e facilitano la progressione della malattia.

Proprio per combattere questi effetti nocivi, vengono utilizzati nella terapia contro le infezioni provocate da virus i cosiddetti agenti antiossidanti.

Un team di specialisti ha discusso nel dettaglio il ruolo dei radicali nell’ambito delle malattie causate da virus con focus specifico sulle metodiche di rilevamento di queste molecole sia in vitro che in vivo.

Fonte: Radica libera Biol Med.2022

https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0891584922005275

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