
Riesaminare la salute orale nell'età avanzata: teoria ecosociale e intersezionalità
La scarsa salute orale influisce negativamente in vari modi sulla salute e il benessere degli anziani. Nonostante anni di ricerche […]
Un gruppo di ricercatori ha condotto una revisione sistematica della letteratura allo scopo di passare in rassegna i dati relativi alla malacoplachia della vescica urinaria. Si tratta di una malattia infiammatoria cronica granulomatosa molto rara, in genere associata ad altre patologie come infezioni del tratto urinario (UTI) e depressione immunitaria. L’eziologia di questa affezione è controversa ma la patologia sembra essere determinata dal malfunzionamento dei macrofagi. La ricerca è stata svolta utilizzando il database PUBMED.
Al termine dell’indagine sono stati raccolti 254 articoli poi ridotti a soli 35 per l’inclusione nello studio.
L’età media dei malati è risultata di 50,85 anni: 43,22 anni per gli uomini e 53,37 anni per le donne che hanno rappresentato Il 75% del campione preso in esame contro il 25% costituito da uomini. L’esame dei dati ha rilevato che il 47,22% dei pazienti soffriva anche di infezioni ricorrenti del tratto urinario (UTI), il 19,44% di patologie del sistema immunitario mentre nel 5,55% dei casi non erano presenti altre malattie. L’esame colturale dell’urina è risultato positivo nel 69,44% dei casi ed è stato possibile isolare il batterio E. coli nel 92% degli accertamenti eseguiti.
È stata rilevata anche la presenza di idronefrosi nel 44,44% dei pazienti, così distribuita percentualmente in base alla localizzazione:
I valori medi di creatinina sierica nei soggetti affetti da idronefrosi era di 5,11 (1-21) mg/dl mentre il sito anatomico più frequentemente danneggiato è risultato il punto di giunzione uretero-vescicale (VUJ) (42,31%), seguito dal trigono (38,46%).
Il 30,56% dei malati ha ricevuto cure basate sull’associazione di antibiotici e chirurgia, mentre in altri casi i pazienti hanno ricevuto solo terapia antibiotica oppure sono stati sottoposti a intervento operatorio. La percentuale di recidive si è attestata intorno al 15%.
Fonte: Arch Ital Urol Androl. 2022
https://www.pagepressjournals.org/index.php/aiua/article/view/aiua.2022.3.350