
La prevalenza dell’artrosi dell’anca
Elevata in tutto il mondo, la prevalenza dell’artrosi dell’anca (HOA) aumenta con l’avanzare dell’età, varia significativamente in base alla regione, […]
La fibrosi corticale interstiziale del rene è una condizione altamente predittiva della prognosi renale ed è attualmente valutata attraverso l’esame bioptico, mentre la risonanza magnetica pesata in diffusione è un promettente strumento non-invasivo per valutare tale condizione. Gli esperti hanno quindi adattato la sequenza di imaging pesata per la discriminazione tra la corteccia e il midollo renale, scoprendo che la differenza cortico-medullare nel coefficiente di diffusione apparente (ΔADC) era correlata alla fibrosi interstiziale istologica. Perciò, lo studio ha mirato a valutare se il valore ΔADC – misurato con risonanza magnetica pesata in diffusione – fosse predittivo di declino della funzione renale e l’inizio della dialisi sia nella malattia renale cronica (CKD) che nei pazienti con un allotrapianto di rene.
La ricerca prospettica ha visto l’inclusione di 197 pazienti; è stato misurato il ΔADC per 43 soggetti con CKD e per 154 pazienti con allotrapianto renale. Poi, i pazienti sono stati sottoposti a biopsia renale e a risonanza magnetica pesata in diffusione entro una settimana dalla biopsia.
I dati raccolti hanno evidenziato come i pazienti con un ΔADC negativo presentassero un rischio 5,4 volte maggiore di declino rapido della funzione renale o di dialisi. Inoltre, anche dopo la correzione per la funzione renale al basale e per la proteinuria, l’ADC basso continuava ad essere predittore di una perdita significativa della funzione renale indipendente da età basale, sesso, eGFR e proteinuria.
Quindi, un basso ΔADC può essere un fattore predittivo del declino della funzione renale e dell’inizio della dialisi nei pazienti con malattia renale nativa o allotrapianto di rene, indipendentemente dalla funzione renale di base e dalla proteinuria.
Fonte: Kidney International