Sanità: allarme Pronto soccorso e 118, mancano 4mila medici e 10mila infermieri

Simeu, ‘perdita professionisti ha ormai raggiunto massimi livelli storici, rischio per intero Ssn’

In Italia mancano circa 4mila medici e 10mila infermieri di Pronto soccorso e 118. E il futuro non è roseo. Infatti, i concorsi dedicati a questi specialisti sono andati deserti in tutte le Regioni italiane e il 50% circa delle borse di studio delle scuole di specializzazione di emergenza urgenza non sono state assegnate nell’anno accademico 2021/22, mentre cresce l’abbandono della professione. A fare il quadro la Società italiana di medicina di emergenza-urgenza (Simeu), che raccoglie infermieri e medici del Pronto soccorso e del 118 e che il 17 novembre scenderà in piazza, a Roma, in appoggio alla protesta dell’intera categoria, proprio per denunciare la carenza del personale e la situazione critica del settore. 


“Il dato inquietante – si legge in una nota Simeu – è che la perdita di professionisti ha ormai raggiunto i massimi livelli storici e oggi si è molto vicini a compromettere, in maniera decisiva, la qualità dell’assistenza offerta, peggiorando il livello di rischio clinico per la salute dei cittadini. Nella realtà dei fatti possiamo affermare che siamo di fronte alla concreta possibilità di un fallimento che si ripercuote su tutto il Sistema sanitario nazionale. Oggi è diventata drammaticamente evidente l’effettiva insufficienza numerica del personale, soprattutto medico, nonostante le molte denunce inascoltate del passato. Ad aggravare la situazione si somma il disagio lavorativo dei professionisti che viene confermato quasi ogni giorno dalla scelta dei molti, già attivi nei servizi di emergenza urgenza, che accelerano percorsi in uscita, prediligendo nuovi ambiti di lavoro e specialità o scivoli pensionistici”. 


Il ricambio generazionale, inoltre,”non è più assicurato: la scarsa attrattiva che la disciplina ha sui giovani laureati è stata evidenziata da una scuola di specialità che registra abbandoni, di anno in anno superiori, e borse di studio non assegnate”.


Molti i punti critici segnalati dalla Simeu a partire dalle “condizioni di lavoro attuali dei medici e degli infermieri di emergenza-urgenza non consentono loro di avere i giusti e necessari tempi di riposo, di recupero psico-fisico e spazio da dedicare alla loro formazione e agli indispensabili aggiornamenti professionali. Inoltre la specialità è complessa e unica: abbraccia conoscenze e competenze che appartengono ad altre discipline. L’attività non può essere delegata a ‘medici in affitto’, a neolaureati non adeguatamente formati o a cooperative di servizio”.


Secondo la Simeu, “devono essere riviste equipollenze e affinità, garantendo eque prospettive di carriera, una riforma sulla modalità di accesso al Ssn per i giovani professionisti attualmente in Scuola di specializzazione, misure di assistenza e tutele legali, protezione dagli episodi di aggressione e violenza sul luogo di lavoro. La medicina di emergenza urgenza è una specialità che deve essere legittimata nel suo ruolo per le specifiche competenze, a partire dalla denominazione che dovrebbe coincidere con quella della scuola di specializzazione, come avviene per le altre specialità mediche”. 


“Oggi Simeu lancia un ulteriore grido di allarme al fine di sensibilizzare politica, istituzioni e opinione pubblica affinché queste problematiche, la crisi in atto, vengano affrontate concretamente a salvaguardia della tenuta dell’intero Ssn”, conclude la società scientifica. 

Fonte: Adnkronos Salute

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