Schillaci a tutto campo: “Sui medici no vax decideranno le direzioni sanitarie dove reintegrarli”

“Saranno le singole direzioni sanitarie a decidere dove i medici reintegrati andranno a lavorare”. Lo ha detto il Ministro della Salute, Orazio Schillaci intervenendo in diretta alla puntata di ieri di Data Room con Milena Gabanelli e Simona Ravizza su CorriereTv analizzando i primi provvedimenti presi dal Governo tra cui l’anticipo dello stop all’obbligo vaccinale per il personale sanitario.

Il Ministro ha chiarito che “è un segnale per cercare di andare oltre la pandemia. Noi siamo attentissimi alla salute pubblica e in questa direzione ho prorogato obbligo mascherine nelle strutture sanitarie”. Tra l’altro ha detto Schillaci “il reintegro avviene poco prima della scadenza”. È un “modo per riappacificare e per riusare delle risorse che noi abbiamo nel Ssn. Alcuni magari non si sono vaccinati solo per il Covid e magari per altre malattie”.

Alla domanda sulla sua posizione sul medico che non intende vaccinarsi, il Ministro ha risposto che “credo sia un problema deontologico che dovrà essere affrontato dagli ordini professionali. Per me i vaccini sono stati uno strumento indispensabile per cambiare la storia della pandemia da Covid e se oggi noi ci troviamo in questa condizione migliore rispetto a prima è dovuto al fatto che ci sono stati i vaccini. Ma non solo, i vaccini dimostrano l’importanza della ricerca scientifica che è riuscita in poco tempo a mettere a disposizione quest’arma fondamentale”.

Incalzato poi sulle dichiarazioni del presidente del Consiglio Giorgia Meloni sul fatto che in molte scelte dei precedenti governi sulla pandemia c’è stato un approccio ideologico il Ministro ha detto: “credo che medicina e salute non siano cose dove c’è un approccio ideologico o burocratico. Il Covid è stata una cosa nuova. È chiaro che era qualcosa di sconosciuto e all’inizio il lockdown è stato una necessità perché non si sapeva nulla. Su questo però vorrei guardare avanti. Ci sarà in ogni caso un’iniziativa parlamentare richiesta da maggioranza e opposizione per valutare la gestione del Covid”.

Il Ministro ha poi affrontato il tema della cancellazione del bollettino giornaliero. “I dati – ha affermato Schillaci – vengono registrati giornalmente e sono a disposizione delle autorità competenti e stiamo pensando laddove ci siano società scientifiche o altre organizzazioni che ne hanno necessità di fornirli ma l’importante è che poi non vengano divulgati giornalmente. Non c’è nessuna censura, dal punto di vista statistico avere un dato settimanale vuol dire maggiore certezza su ciò che ci osserva. Se ci fosse grande variazione sarò il primo a darne notizia”.

Schillaci ha parlato pure della carenza dei medici. “Oggi – ha spiegato – formare un medico non vuol dire avere un laureato ma uno specialista quindi un percorso più lungo. Devo dire che oggettivamente con l’impulso del Covid i numeri delle scuole di specializzazioni sono cresciuti ma oggi va fatta un’analisi precisa di specialisti che serviranno in futuro”.

Ma il Ministro ha evidenziato che “ci sono alcune scuole di specializzazione che hanno meno appeal. Alcune specialità danno meno possibilità per lavorare per esempio nel privato come la medicina d’urgenza” e “il problema è legato agli emolumenti che percepiscono alcuni medici specialisti. Vanno per questo identificate delle indennità premiali, incentivi economici per chi per esempio lavora in Pronto soccorso”.

Quello di uno stipendio più elevato ai medici di emergenza-urgenza “è un argomento che va affrontato”. Ma, in generale, aumentare lo stipendio ai medici “è un impegno che prenderò sin dall’inizio di questo mio mandato, per far sì che il sistema sanitario italiano, che è stato da sempre considerato uno dei migliori al mondo, ritorni ad esserlo. Bisogna trovare risorse per far sì che i medici siano tutti pagati meglio. Non solo loro, ma anche gli operatori sanitari, basta fare il confronto con quello che percepiscono in altri Paesi”. In aggiunta, secondo il ministro, serve una particolare attenzione “su alcune specialità, che sono particolarmente importanti e che oggi i giovani scelgono poco”.

In merito ai “medici a gettone” Schillaci sostiene che “bisogna dare lustro e appeal a chi lavora nel settore pubblico” perché “è allucinante pensare che medici esterni vengano pagati da 2 a 5 volte di più rispetto ai sanitari che lavorano nel Ssn. Questa è una cosa che va rapidamente risolta e chiarita, perché è impensabile che ci sia scarso controllo e che la differenza di stipendio sia così elevata”, ha concluso, sottolineando che si cercherà di andare nella direzione di valorizzare i medici del servizio pubblico che tanto hanno fatto nella pandemia, cancellando le «inaccettabili» differenze di trattamento economico.

Schillaci ha parlato anche di Pnrr e delle Case della Comunità in riferimento alle recenti dichiarazioni di Marcello Gemmato (all’epoca non ancora sottosegretario) che ne aveva messo in dubbio l’opportunità: “Il Pnrr è stato pensato due anni fa e le condizioni oggi sono mutate, pensiamo solo ai costi per le costruzioni. Stiamo valutando se le case di comunità siano la risposta giusta per il territorio. Non è stata comunque presa nessuna decisione definitiva, il dossier è aperto, stiamo lavorando. Non è una questione politica, si tratta di offrire la miglior sanità territoriale ai cittadini. Questa è la risposta che i cittadini si aspettano da noi”, chiarisce Schillaci aggiungendo che “bisogna far capire l’importanza del sistema sanitario pubblico. Questo è il mio impegno”. E infine sui medici di famiglia: “Va valorizzato il medico di medicina generale e bisogna incentivare la scelta dei giovani verso la medicina generale e su questo va fatta una riflessione attenta” ma “vanno certamente trovate le risorse”.

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