
Biomarcatori infiammatori predicono la mortalità nel diabete di tipo 2
Il diabete di tipo 2 (T2D) è una patologia cronica associata a infiammazione sistemica, stress metabolico e invecchiamento, con un […]
In pazienti con diabete di tipo 2 e scompenso cardiaco, le emergenze iperglicemiche acute, in particolare la chetoacidosi diabetica (DKA), si associano a un netto peggioramento degli esiti cardiovascolari in ospedale. Questo è quanto emerge da un’analisi condotta su larga scala e pubblicata su BMC Cardiovascular Disorders.
“Abbiamo confrontato le complicanze cardiovascolari in pazienti con diabete e scompenso cardiaco ricoverati per chetoacidosi diabetica o stato iperglicemico iperosmolare (HHS), utilizzando il database National Inpatient Sample tra il 2008 e il 2019” spiega Hasan Alroobi, della Weill Cornell Medicine di Doha, Qatar, autore principale dello studio.
Tra i pazienti analizzati, quelli con chetoacidosi diabetica erano più giovani, più frequentemente donne, e con una maggiore prevalenza di coronaropatia e malattia renale cronica. La chetoacidosi diabetica è risultata associata a un rischio significativamente aumentato di mortalità, ictus ischemico, insufficienza renale acuta e shock cardiogeno. Anche i pazienti con stato iperglicemico iperosmolare erano più giovani rispetto a quelli senza complicanze iperglicemiche, ma con un numero maggiore di comorbilità.
Tuttavia, solo l’insufficienza renale acuta risultava significativamente aumentata nel gruppo HHS. Nel confronto diretto tra chetoacidosi diabetica e HHS, i pazienti con DKA mostravano meno comorbidità ma un rischio maggiore di mortalità e shock cardiogeno, senza differenze significative per stroke o insufficienza renale. “I nostri risultati indicano che la chetoacidosi comporta esiti cardiovascolari gravi nei pazienti con diabete e scompenso più della condizione iperosmolare. Strategie di gestione mirate su fluidi, elettroliti, insulina e monitoraggio precoce potrebbero migliorare significativamente la sopravvivenza in questi pazienti ad alto rischio” concludono gli autori.
Fonte: MC Cardiovasc Disord. 2025
https://bmccardiovascdisord.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12872-025-04832-3
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