Scompenso cardiaco: migliorare la gestione per diminuire ricoveri e mortalità

Una revisione della letteratura pubblicata su Circulation Research ha concluso che lo scompenso cardiaco deve essere ancora ben compreso nelle sue manifestazioni estremamente varie, e necessita di un approccio olistico, che tenga conto della necessità di implementare approcci multidisciplinari per affrontare la multimorbilità, l’invecchiamento e i determinanti sociali della salute.


“Lo scompenso cardiaco è stato riconosciuto come un’epidemia emergente nel 1997, e rimane tuttora un grave problema clinico e di salute pubblica. In questa revisione ci siamo concentrati sugli studi più recenti, in quanto i lavori sull’epidemiologia dello scompenso negli ultimi dieci anni hanno migliorato la nostra comprensione della sindrome in sé e della sua complessità” spiega Véronique Roger, della Mayo Clinic, Rochester.


I dati suggeriscono che l’incidenza dello scompenso cardiaco sia per lo più stabile o in calo, ma il carico di mortalità e ospedalizzazione rimane invariato nonostante i significativi sforzi in corso per curare e gestire la malattia. Il documento riferisce che i casi di scompenso sono caratterizzati da una proporzione crescente di pazienti con frazione di eiezione conservata, per i quali mancano però trattamenti efficaci stabiliti. Inoltre, le principali disparità nell’insorgenza, nella presentazione e nell’esito dello scompenso cardiaco persistono in particolare tra i giovani uomini e le donne di colore.


“Queste tendenze riflettono la complessità della sindrome da scompenso cardiaco, l’insufficiente comprensione meccanicistica delle sue varie manifestazioni e presentazioni e le sfide della sua gestione come malattia cronica, spesso integrata in un contesto di invecchiamento e multimorbilità” concludono gli autori.


Fonte: Circulation Research

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