Terapie contro il carcinoma epatocellulare e riattivazione del virus dell’epatite B

Il trattamento per il carcinoma epatocellulare (HCC) si è evoluto rapidamente, ma il rischio di riattivazione del virus dell’epatite B (HBV) dovuto a nuove terapie non è ancora del tutto chiaro.


I ricercatori, che hanno studiato sistematicamente i dati sulla riattivazione dell’HBV nei pazienti che ricevono la terapia per l’HCC in relazione all’uso della profilassi antivirale dell’HBV, hanno poi voluto eseguire una ricerca bibliografica per individuare tutti gli studi pubblicati che fornivano dati sulla riattivazione dell’HBV. 


Sono perciò stati inclusi 41 studi (per un totale di 10.223 pazienti) che presentavano un tasso di riattivazione dell’HBV aggregato del 5% nei pazienti che non ricevevano alcuna terapia specifica per l’HCC; un tasso che risultava alto nei pazienti sottoposti a resezione chirurgica (16%), chemioembolizzazione transarteriosa (19%) o radioterapia (14%) e intermedio nei pazienti trattati con terapia di ablazione locale (7%) o agenti sistemici (7%).


Inoltre, i tassi di riattivazione biochimica correlati all’HBV hanno presentato delle percentuali che oscillavano tra il 6% e l’11% o del 2% nei pazienti che ricevevano terapie per l’HCC con rischio di riattivazione dell’HBV elevato o intermedio.


In conclusione, i pazienti HBsAg positivi con HCC risultano ad alto o medio rischio di riattivazione dell’HBV a seconda del tipo di terapia. La profilassi con analoghi nucleosidici/nucleotidici riduce il rischio di riattivazione dell’HBV ed è capace di eliminare quasi totalmente il rischio di riacutizzazione dell’epatite, ma deve essere somministrata indipendentemente dal trattamento dell’HCC.


Fonte: Hepatology

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