Tumori: tiroide, all’Ieo di Milano nuova tecnica evita chirurgia

Studio dell’Irccs e dell’università Statale, ‘conservare l’organo si può’


Evitare la chirurgia per i tumori papillari della tiroide e conservare l’organo è possibile grazie alla termoablazione ecoguidata, con laser o radiofrequenza. Lo dimostra uno studio dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo) e dell’università Statale di Milano, pubblicato su ‘Frontiers in Endocrinology’. Il lavoro è stato condotto da Giovanni Mauri, ricercatore in Statale e afferente alla Divisione di radiologia interventistica dello Ieo, e ha analizzato i risultati della prima esperienza europea sul trattamento dei microcarcinomi della tiroide con termoablazione – riferiscono dall’Irccs fondato da Umberto Veronesi e da UniMi – in collaborazione con la Divisione di otorinolaringoiatria e chirurgia cervico facciale, la Divisione di psiconcologia e dell’Unità di radiologia clinico diagnostica.


“Nei pazienti trattati con termoablazione – spiega Mauri – abbiamo ottenuto la distruzione radicale del tumore senza che si verificassero complicanze, e i pazienti sono potuti tornare alle proprie attività quotidiane già dal giorno successivo. Il trattamento, che viene effettuato in regime di Day surgery e in anestesia locale, è di estrema precisione e ha consentito di mantenere del tutto integra la funzione della tiroide. Nessun paziente ha dovuto iniziare una terapia ormonale sostitutiva in seguito all’intervento e tutti hanno riportato una massima soddisfazione e un minimo, o nullo, discomfort di poche ore in seguito al trattamento”.

L’indicazione degli esperti è che “la termoablazione consente di ridurre al minimo l’invasività nel trattamento del piccolo tumore tiroideo. Sotto guida ecografica, in regime di anestesia locale, si inserisce nel contesto del tumore uno speciale ago estremamente sottile che, mediante energia termica, consente di distruggere il tumore, preservando il tessuto sano circostante”.


La termoablazione – ricorda una nota – viene applicata da tempo nel trattamento di diversi tipi di tumore (fegato, rene, polmone), ma solo recentemente sono stati sviluppati dispositivi specifici per il collo. In Ieo, tra i primi centri in Italia e in Europa, dal 2018 la metodica viene proposta come una delle possibili alternative terapeutiche ai pazienti con tumore della tiroide.


Il tumore papillare della tiroide – sottolineano gli esperti – rappresenta la gran maggioranza dei tumori della tiroide e viene generalmente trattato mediante intervento chirurgico di tiroidectomia, cui può associarsi un intervento di svuotamento laterocervicale dei linfonodi del collo e un trattamento mediante radioiodio, quando il tumore si sia diffuso anche al di fuori della tiroide. Se il tumore papillare è di piccole dimensioni (inferiore a 1 cm) e confinato alla tiroide, viene definito microcarcinoma papillare. Questo tipo di tumore ha una bassa aggressività e può presentare un’evoluzione estremamente lenta, tanto che alcuni autori consigliano di applicare una strategia attendista di stretto monitoraggio evolutivo, con la finalità di evitare ai pazienti l’invasività di un intervento chirurgico.


L’Ieo è pioniere della radiologia interventistica oncologica in Italia, con la prima divisione clinica dedicata nata nel 2015, guidata da Franco Orsi e leader nel Paese per volume di interventi, livello delle tecnologie disponibili e attività di ricerca. In Istituto “già da 20 anni effettuiamo un intervento chirurgico di emi-tiroidectomia in tutti i casi in cui questo approccio è fattibile, applicando la nostra filosofia della massima conservazione possibile – afferma Gioacchino Giugliano, responsabile Unità neoplasie tiroidee dell’Irccs – La possibilità di trattare in maniera ancora meno invasiva il microcarcinoma papillare della tiroide, evitando l’invasività di un intervento chirurgico e con il risparmio della funzione tiroidea, si aggiunge all’armamentario delle possibili opzioni di trattamento per i pazienti dello Ieo, integrandosi perfettamente nella gestione sempre più multidisciplinare e personalizzata al singolo paziente”.

Fonte: Adnkronos Salute

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